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Preistoria - Ellenismo - Dominazione Romana - Alto Medioevo e dominazione bizantina - Dominazione normanna - Dominazione sveva - Dominazione aragonese - Il Cinquecento - Il Seicento - L'Illuminismo - L'Ottocento - Il Novecento

 

Preistoria

Vaso del Neolitico Superiore (IV-III millennio A.C.) Girifalco-(Catanzaro)Museo Nazionale di Reggio Calabria

In tutte le epoche successive alla preistoria, gli abitanti della Calabria espressero in mille modi il loro amore per l'arte. Manifestazioni artistiche, debbono considerarsi: l'incisione rupestre di un toro nella Grotta del Romito presso Papasidero, i reperti litici scoperti nella caverna di Talao presso Scalea e nella Grotta della Madonna presso Praia a Mare dell'età paleolitica. Sono dell'età del bronzo i reperti rinvenuti presso Gerace, Pietramale di Cortale, Belvedere Marittimo; all'età del ferro appartiene invece il vasto repertorio archeologico di Torre Mordillo (pianura Sibarita), di Torre Gallo (presso Tropea), di Francavilla Marittima, di Palmi e Cirò. Molte altre opere d'arte sono state ritrovate un pò ovunque, tanto da poter dire che senza soluzione di continuità in tutti i periodi preistorici fino all'età del ferro, l'<<homo indigenus>> della Calabria ha lasciato tracce tangibili della sua esistenza.

 

EllenismoBronzi di Riace-particolare statua A-Museo Nazionale di Reggio Calabria

La Calabria, per la sua posizione nel Mediterraneo, é stata sempre terra di vaste e importanti immigrazioni da parte di vari popoli nelle diverse epoche storiche. All'elemento indigeno italico si sovrappone per primo e più a lungo quello greco, tanto da divenire la matrice più importante delle genti calabresi. Con i coloni greci arriva anche la loro meravigliosa civiltà e la regione diventa attivissimo focolaio d'arte e centro massimo di idee e di pensiero. La Calabria raggiunge, in tutta la durata della loro colonizzazione, uno splendore mai conosciuto, e giustamente fu chiamata Magna Grecia quasi a significare il maggior livello di civiltà raggiunto rispetto alla madre patria, nel campo dell'arte e del sapere.
Il più antico poeta delle colonie greche é Stesicoro. Sull'esempio della madrepatria vengono fondate numerose scuole. Famose quelle di Reggio i cui rappresentanti più degni sono Teagene, Glauco e Ibico; quella di Locri resa grande da Nosside da Teano e da Senocrito il quale fonda il primo centro aedico in Italia; infine quella pitagorica di Crotone che si differenzia dalle altre due per il carattere filosofico scientifico, il cui rappresentante più degno é Filolao, primo divulgatore delle teorie pitagoriche in Calabria.
Cratere a calice attribuito al "pittore di Locri" 375-350 A.C.-Museo Nazionale di Reggio CalabriaAnche nel campo giuridico emergono due importanti legislatori: Caronda di Reggio e il famoso Zaleuco di Locri che é il primo a dare alla sua città leggi scritte.
In architettura testimoniano gli antichi splendori i resti degli imponenti e maestosi templi di Hera Lacinia a Crotone, di Persefone a Locri e a Hipponion, e di Reggio; dei teatri di Locri e di Reggio.
In scultura le bellissime statue di Klearchos e Phytagoras di Reggio e quelle di Pasiteles di Locri, come i gruppi equestri dei <<Dioscuri>>, <<l'Efebo cavalcante>>, la statua di <<Apollo Aleo,> del Museo di Reggio; infine la famosa raccolta di tavolette di terracotta dette <<pinakes>> rinvenute a Locri.

 

Dominazione romana

La magnifica fioritura artistica si affievolisce notevolmente sotto la dominazione romana (tra il III sec. a.C. e il V d.C.).
Sotto i Romani probabilmente s'inizia una spoliazione sistematica a vantaggio di Roma di tutte le cose belle della Regione.
Si riscontrano solo opere di pubblica utilità rispondenti allo spirito pratico del popolo romano, sia per facilitare il collegamento con la Sicilia, sia soprattutto per favorire il traffico e  il commercio. A tal proposito sono da ricordare la via Popilia e la Traianea Appia. Mirabili opere tecniche e d'ingegneria sono i ponti sul Savuto e del Ghetterello; gli acquedotti; le torri come quella di Belvedere Marittimo, fatta costruire da Paolo Emilio; le thermae e i balnea, come quelli di Reggio e Gioiosa Jonica; infine portici, teatri e <<villae rusticae>> delle quali alcuni resti possono essere ammirati presso Castrovillari.

 

Alto medioevo e dominazione bizantina Arte Bizantina - Madonna del Pilerio - Duomo di Cosenza

In questo periodo, nel firmamento spirituale calabrese brilla il fulgido astro di Marco Aurelio Cassiodoro (Squillace 490-573). Egli dopo una lunga esperienza acquisita al servizio del barbaro Teodorico, si ritira a Squillace e vi fonda il <<Monasterium vivariense>> o <<Vivarium>>, dove raccoglie intorno a sé monaci e giovani che allo studio alternavano la trascrizione degli antichi manoscritti sia latini che greci, salvando cosi un cospicuo retaggio culturale dell'antichità che poté conservarsi ed essere tramandato al mondo intellettuale del medio-evo.
Sotto la dominazione bizantina (dal VI sec. al 1060), l'elemento greco che era stato soppiantato da quello latino, riacquista nuovamente importanza tanto che si arriva alla <<neo ellenizzazione>> della Regione. Questo si deve soprattutto a popolazioni greche, e principalmente a monaci di S. Basilio, che per sfuggire alla persecuzione araba, dalla Siria e dall'Egitto nel VI secolo e dalla Sicilia nel IX, si rifugiano in Calabria.
Dopo una breve esperienza in eremi, grotte, caverne naturali che numerosi abbondano sulle pendici e nelle vicinanze dell'Aspromonte, i monaci si organizzano in comunità conventuali tra le quali resta famosa il Mercurion - complesso di modestissime chiese tra Orsomarso, Aieta e il fiume Lao, a cui é legato il nome del santo basiliano Nilo da Rossano. Lo stesso santo più tardi fonda il Monastero di S. Adriano che segna l'inizio dell'organizzazione cenobitica del monachesimo basiliano. Arte Bizantina-Mosaico-Convento di S.Adriano, S.Demetrio Corone (Cosenza)Nei conventi, nei cenobi, nei monasteri, i monaci, precorrendo l'Umanesimo, curavano studi di ricerca, la trascrizione degli antichi codici, conservando e tramandando la civiltà greca, arricchendo e influenzando nello stesso tempo con elementi greci, bizantini e basiliani la cultura regionale.
Secoli dopo, purtroppo, le preziose raccolte di manoscritti vennero in parte trafugate ed in parte distrutte dall'incuria e alla Calabria restò ben poco o quasi nulla. C'é rimasto però il manoscritto più prezioso, il "Codex purpureus rossanensis", di provenienza siriana e custodito a Rossano. Scritto su pergamena colorata di porpora in caratteri di oro e argento, é un capolavoro della cultura bizantina in Calabria.
Sul piano artistico, se é vero che le prime costruzioni basiliane dalle linee semplici ed essenziali, molto simili ai sacrari dell'Armenia e dell'Anatolia, non hanno nulla diArte Bizantina : La "Cattolica" di Stilo (Reggio Calabria) eccezionale, indubbi e unici gioielli architettonici debbono però considerarsi il Battistero di S. Severina, la Cattolica a Stilo e il S. Marco a Rossano; ben diverse furono quelle costruite dopo l'avvento dei Normanni. Questi, infatti, favorevoli alla Chiesa Romana, avevano promosso la costruzione di chiese e monasteri imponenti e maestosi per cui i basiliani si sentirono costretti a costruzioni tali da poter gareggiare con le latine. Diedero dimensioni più ampie alle loro chiese, cercando di accostare al modello orientale qualche elemento di arte occidentale, come il coro, tipico delle chiese benedettine. Ne risultarono delle costruzioni ibride perché non sempre si ebbe un'armonica fusione delle due parti, come per esempio in S. Giovanni Vecchio e nella "Roccelletta". Altri famosi conventi basiliani sono: S. Giovanni Theresti a Stilo, S. Pancrazio a Scilla, S. Filareto a Seminara, il Patirion a Rossano.

 

Dominazione normanna L'Abate Gioacchino da Fiore, come tramandato da Giacomo Greco

Dopo la conquista normanna (1017-1189) inizia la decadenza dei conventi basiliani e quindi della grecità calabrese e di contro si ha il prevalere dell'elemento latino e del monachesimo occidentale. Il maggiore rappresentante di esso é Gioacchino da Fiore (nato a Celico tra il 1130-36 e morto il 1202) che auspica un rinnovamento morale e religioso sia della chiesa che della società, preconizzando <<un'era nuova di pace in cui governerà solo lo Spirito>>.

 
Dall'esigenza di difesa della regione dagli assalti pirateschi derivano le numerose costruzioni di castelli di notevole valore militare e d'indiscussi pregi architettonici; famosi sono quelli di Catanzaro, di Nicastro, di Pizzo, di Santa Severina, Squillace, Gerace, ecc.. La città di Mileto, residenza provvisoria di Ruggero d'Altavilla, conobbe un breve ma rigoglioso splendore arricchendosi della costruzione del Duomo, del Monastero della Trinità e di altri edifici.
Complesse espressioni artistiche sono rappresentate dalle varie basiliche, cattedrali, abbazie e monasteri, come l'Archicenobio florense di S. Giovanni in Fiore, l'Abbazia di Sambucina a Luzzi, la Badia di S. Eufemia Lametia, la Certosa di Serra S. Bruno, i vescovadi di S. Marco Argentano, di Martirano e di Catanzaro, le cattedrali di Gerace, di Cosenza e di Tropea.

 

Dominazione sveva

Il più antico documento conservato di Federico II°- Vienna, Archivio di Stato

Il più antico documento conservato di Federico II° - Vienna, Archivio di Stato

Sotto gli Svevi (1189-1266) e principalmente con Federico II, anche la Calabria risente del vasto movimento culturale promosso dall'imperatore e che ha il suo centro vitale in Sicilia. Tra i letterati, gli eruditi e gli artisti della Scuola Siciliana troviamo un poeta calabrese, Folco Ruffo di Calabria che dà il suo valido contributo alla nascente poesia volgare. Le costruzioni architettoniche prendono forma dallo stile romanico mentre la loro semplicità e austerità riflette lo spirito del popolo calabrese. Da ricordare il Castello di Cosenza, i castelli di Vibo Valentia, Cassano, Rocca Imperiale, di Stilo, la Chiesa di S. Francesco a Gerace, il Chiostro di S. Francesco d'Assisi a Cosenza e il Duomo diSigillo di Federico II° Cosenza a cui fù lasciato in dono da Federico II una preziosissima croce-reliquario, capolavoro d'arte orafa del tempo. Nel XIV sec. rinveniamo un rinnovato ardore per la cultura ellenica, che s'innesta nella gloriosa tradizione magno-ellenica e bizantina, in Bernardo da Seminara detto Barlaam e Leonzio Pilato, maestri di greco, il primo del Petrarca, il secondo del Boccaccio. L'opera di questi umanisti é un notevole contributo alla cultura bizantina-orientale a quella occidentale.
S.Francesco di Paola (CS)In questo periodo é vissuto S. Francesco di Paola (nato a Paola nel 1417 e morto a Plenis le Tours in Francia nel 1507) intorno al quale fiorisce la leggenda popolare. Il santo calabrese <<é una di quelle torri di giustizia>> - come scrisse Corrado Alvaro - <<che si levano in Calabria in tempi difficili per abbracciare le grandi idee di abnegazione, per impersonare la missione dell'uomo che considera l'universo come una sola famiglia>> In arte, non abbiamo espressioni superbe; nella scultura, per lo più impegnata in monumenti sepolcrali si sente l'influenza delle scuole lombarde e toscane del Trecento, come l'imponente sarcofago di Vincenzo Carafa nella Cattedrale di Caulonia, il sepolcro di Filippo Sangineto nella chiesa
                     Sigillo di Federico II°        domenicana di Altomonte.

                                                                                                                  

 

Dominazione aragonese

Castello Durazzesco di Corigliano Calabro (Cosenza)Sotto la dominazione aragonese (1435-1503), si riscontrano due importanti novità culturali: il sorgere di una letteratura albanese in seguito alla venuta in Calabria di Popolazioni albanesi ed un risveglio letterario che ha il suo epicentro nella città di Cosenza. Questo secondo avvenimento si ha per merito di Giovanni Paolo Parisio detto Parrasio (Cosenza, 1470-1522), filologo, critico, grande umanista e poeta, che per mantenere viva la classicità fonda nel 1511 la celebre <<Accademia Cosentina>>. In questa opera fu aiutato da Antonio Telesio (Cosenza 1482-1554) studioso di autori classici e scrittore di versi latini. Per quanto riguarda le opere artistiche, da un lato si hanno opere militari come i castelli di Reggio, di Pizzo e il Durazzesco di Corigliano, dall'altro ci si offre lo splendore delle tele e delle sculture della scuola Gaginesca (fondata da Antonello da Messina). Da ricordare le statue sacre e le pale d'altare di Morano, di Catanzaro, di Vibo Valentia, Pizzo, Seminara, Scilla. Accanto a tali opere altre ve ne sono di artisti locali; del pittore Paolo da Mileto, Marco Cardisco detto il <<Calavrese>>, Pietro Negroni da Cosenza.

 

Il Cinquecento

Agli inizi del '500 la Calabria come tutta l'Italia Meridionale cade sotto gli spagnoli (1505-1707). I due secoli della dominazione spagnola e specialmente l'ultimo sono i più neri e peggiori della storia calabrese.
Le fulgide conquiste cinquecentesche cadono ben presto nell'oblio dell'ignoranza, della superbia, dell'arroganza: allo sfacelo economico si aggiunge quello culturale e spirituale. Solo pochi uomini di alto sentire e cultura emergono e sono tanto più grandi quanto maggiore é lo squallore che li circonda.
Uno dei poeti più significativi della lirica volgare cinquecentesca in Calabria é Galeazzo da Tarsia barone di Belmonte (1520-1553). Bernardino Telesio -  Cosenza  (1509 - 1588 )
Si inserisce nella folta schiera dei petrarchisti meritando l'onore di essere il più originale.
Nel frattempo l'Accademia Cosentina, continua la sua gloriosa missione radunando intorno a sé eruditi, poeti, scrittori, filologi, ecc.. Tra i suoi proseliti troviamo Sertorio Quattromani (Cosenza 1541-1607), la pur celebre nipote Lucrezia della Valle (morta nel 1602), Francesco Franchini e Giano Teseo Casopero.
Un interesse per il sapere filosofico-scientifico entra nell'Accademia, vivificandola tutta per merito di Luigi Giglio o Lilio, che ideò la riforma del calendario attuata da Papa Gregorio XIII, interesse che diventerà predominante e anzi sarà l'aspetto peculiare di essa per merito di Bernardino Telesio (Cosenza 1509-1588) che fin da piccolo si rivolse alla ricerca filosofica e agli studi matematici, portando in filosofia un soffio vivificatore di rinnovamento. Benefici influssi ne riceve l'Accademia Cosentina che divenne: <<uno dei centri più cospicui e battaglieri di orientamento culturale, depositario geloso degli aspetti più severi e spregiudicati del pensiero e del gusto rinascimentale in seno alla civiltà controriformistica e barocca fino agli incunaboli dell'illuminismo>> (Sapegno). Oltre l'<<Accademia Cosentina>> molte altre ne sorgono in Calabria: a Vibo Valentia l'Accademia degli Incostanti Ipponesi fondata da Giovanni Antonio Capialbi, a Maida quella degli Inquieti per opera di Pietro Paladino, a Rossano quella dei Naviganti, fucine e centri di erudizione e sapere scientifico.
Se l'Umanesimo e il Rinascimento ebbero nella nostra letteratura una magnifica fioritura, seppur breve, lo stesso non avvenne nel campo delle arti che non parteciparono alla rigogliosa e splendida rinascenza. Pochi esempi ci sono dati dal Monastero di S. Domenico di Soriano Calabro (1510), della chiesa di S. Michele di Vibo Valentia (1511) attribuita a Baldassarre Peruzzi, e del palazzo feudale Martirano di Aieta.

 

Il Seicento

Tommaso Campanella - Stilo ( Reggio Calabria ) 1568-1639Agli inizi del '600 il panorama politico, economico e sociale della Calabria si colora di tinte più  fosche a causa di epidemie, terremoti, inondazioni, pestilenze, carestie che accelerano e aggravano quel moto di decadenza già in atto.
Tra tanta desolazione si alza imperiosa e forte una voce di ribellione - quella di frà Tommaso Campanella - nato a Stilo il 1568 e morto a Parigi il 1639 - Campanella é contro la tirannide aristotelica a cui contrappone un naturalismo di origine telesiana e ancora di più contro la tirannide Spagnola a cui contrappone la sua <<Città del Sole>>. Spirito vigoroso, bizzarro, ardente, vero calabrese, cerca di realizzare il proprio pensiero nell'azione organizzando una rivolta contro il vicereame spagnolo. I1 fallimento dell'impresa gli costò lunghi anni di carcere e le sofferenze della tortura. Le sue poesie lontane dalla ricercatezza barocca, in metro rozzo ma vigoroso, esprimono la sua ribellione a un mondo desolato e deserto ed il suo desiderio di riscatto, di rinnovamento, di pace e di giustizia.
Per il resto la poesia del '600 si dibatte tra Petrarchismo e marinismo. A questi due filoni se ne aggiunge un altro più genuino: quello della poesia dialettale. Essa esprime nella sua immediatezza e spontaneità motivi popolari, giocosi, scherzosi che si contrappongono a quel tema di muto e rassegnato dolore proprio dall'anima calabrese. Degno rappresentante é Domenico Piro conosciuto col nome di <<Duonnu Pantu>> (Aprigliano 1665-1699). La sua poesia é estremamente licenziosa, boccaccesca ed é causa di meraviglia se si pensa che era un prete.
Fra gli storici e i letterati in genere di questo periodo bisogna ricordare l'economista Antonio Serra di Cosenza che per essersi interessato ai problemi del Mezzogiorno é considerato - come ha detto Benedetto Croce - uno dei più validi pionieri della <<Questione Meridionale>>. Mattia Preti : Il Cristo Fulminante-Taverna (Catanzaro)
In arte il Barocco segna il suo trionfo. Tale stile, ad eccezione del grande pittore Mattia Preti (Taverna 1615 - La Valletta 1699), non ha interpreti vigorosi ed originali.
Il Preti, chiamato anche <<Il Cavalier Calabrese>> perché investito dell'ordine dei Cavalieri di Malta, porta nella pittura italiana una ventata purificatrice di vera e grande arte, superando il manierismo imperante che ricalcava ormai stancamente i modelli dei grandi del '400 e del '500. Nello stesso tempo é il più grande pittore calabrese. Spirito irrequieto, trascorre anni avventurosi di apprendistato e di vagabondaggio a Napoli, Roma, Venezia e Bologna, maturo si ritira a La Valletta dove lascia traccia indelebile del suo talento. Gran parte delle sue opere sono conservate a Roma, Napoli, Malta e in qualche altra città europea.
In Calabria si possono ammirare alcuni affreschi a Soriano e il <<Cristo fulminante>> con altri quadri nella chiesa di S. Domenico della nativa Taverna. Accanto a questa singolare personalità, artisti minori danno, con le loro opere più modeste, un valido contributo alla terra bruzia. Architetti, come Domenico Marincola di Catanzaro, Francesco Grimaldi di Oppido Mamertina ed altri, sono intenti non solo alla costruzione di conventi e santuari, ma soprattutto ad opere militari come torri di vedetta, castelli, mura, fortilizi, per difendere le popolazioni dalle incursioni turche. In questo periodo sorgono il castello di Fiumefreddo Bruzio e quello di Crotone. Lo scultore Cosimo Fanzaga, discepolo di Bernini, venuto in Calabria, adorna con le sue creazioni marmoree e bronzee la Certosa di Serra S. Bruno, i santuari di Soriano, Morano e Catanzaro.
Ad opera di artigiani di Serra, Vibo Valentia, Rossano, Cosenza, ecc. chiese e santuari si arricchiscono di opere lignee come cori, confessionali, pulpiti, altari, balaustre e crocifissi. Bellissimo il <<Cristo Nero>> del santuario della Riforma di Cutro, opera di frate Umile di Petralia, e il <<Cristo Morto>> della chiesa dell'Osservanza di Catanzaro di frate Giovanni di Reggio Calabria.
Larga fama hanno pure i damaschi ed i velluti di seta di Catanzaro, i tappeti di Longobucco e le ceramiche di Squillace.

 

L'Illuminismo

Il movimento Illuministico del '700 - sotto il vicereame austriaco (1707-1734) e poi sotto quello borbonico - doveva attirare e interessare i letterati calabresi amanti di novità e desiderosi di rinnovamento. Sebbene lo scopo principale degli Illuministi fosse quello di illuminare ed ammaestrare le masse, in Calabria questo non avvenne. Infatti, il sapere e la scienza restano prerogative di pochi eletti; abbiamo una cultura di elites, mentre le masse popolari analfabete con la loro grossolana ignoranza seguono inerti e passive sia gli avvenimenti politici che quelli culturali.
Fra gli illuministi calabresi, degno di ricordo é Gregorio Caloprese (Scalea 1650-1714), maestro di uomini insigniLeonardo Vinci - Strongoli  (Crotone) 1690-1750 come Gravina, Spinelli, Metastasio. Egli introduce nella cultura Calabrese il cartesianesimo. Discepolo del Caloprese fu Gianvincenzo Gravina (Roggiano 1664 - Roma 1718) uno dei fondatori dell'Arcadia e dei più grandi artisti italiani di questo periodo. Richiamandosi ai rigorosi principi cartesiani esprime l'idea di una poetica come scienza senza confondere la ragione con le regole. Per il Gravina il Classicismo non é sinonimo di pedissequa imitazione e il poeta non é un semplice divulgatore ma creatore di civiltà, poiché deve colpire gli uomini attraverso la commozione dell'anima.
Sotto la spinta degli illuministi napoletani, verso la fine del secolo, nuove idee penetrarono e circolarono in Calabria.
Tale spirito di rinnovamento entrava nella <<Accademia Cosentina>> arricchita dall'opera proficua di letterati, filosofi ed eruditi, che vivificarono l'attività culturale volta sempre più alla scoperta scientifica ed alla ricerca filosofica. Negli altri campi dell'arte il '700 non é ricco e proficuo di ingegni. Troviamo Leonardo Vinci (Strongoli 1690 - Napoli 1750) e Francesco Milano principe di Ardore di Polistena che furono insigni rappresentanti dell'arte musicale. In Architettura, scultura, pittura troviamo tardi epigoni dell'arte barocca che ci lasciano opere grandiose, ricercate ma prive di qualsiasi contenuto artistico; alcuni accenti vitali troviamo nelle opere dell'architetto e scultore Biagio Scaramozzino di Serra S. Bruno, del pittore Tommaso Martini di Bivongi, di Vincenzo Cannizzaro di Reggio.

 

L'Ottocento

Anche l'800 é un secolo ricco di poeti, musicisti, pittori, scultori, architetti e valenti artigiani che lasciano alla Calabria un notevole patrimonio artistico.
In letteratura il Romanticismo Calabrese, pur prendendo molto della cultura nazionale, ha una sua fisionomia naturale e realistica che lo caratterizza e distingue dal romanticismo napoletano vuoto e convenzionale. Il De Sanctis ammira molto <<quella poesia sbocciata tra le foreste e i monti della Calabria, impastata con ciò che pioveva in quelle calde fantasie con la lettura di tanti libri dall'Ossian, al Crossi, al Carcano>>.
Domenico Mauro e Vincenzo Padula sono i più significativi rappresentanti del Romanticismo calabrese, sia per la loroPasquale Galluppi - Tropea ( Vibo Valentia ) 1770-1846 profonda e reale ispirazione non soffocata dal manierismo che per il loro spiccato senso artistico e storico.
Vincenzo Padula (Acri 1819-1893) fu scrittore e poeta. Nella sua opera abbiamo due momenti: il poetico-lirico delle <<Poesie>> che corrisponde al Padula minore e il momento narrativo delle <<Novelle>> che corrisponde al Padula maggiore. Al Padula ed al Mauro si collega il romanziere cosentino Nicola Misasi (Cosenza 1850 Roma 1925). E' il rappresentante di una letteratura realistica provinciale della vita calabrese ed in particolare di quella silana. Nell'800 continua il filone della poesia dialettale arricchendosi di motivi romantici e sociali.
Il più grande poeta dialettale Ottocentesco é Vincenzo Ammirà di Monteleone (attuale Vibo Valentia) che scrisse la <<Ceceide>>. D'altro lato continua la tradizione latina e quella filosofica che trova il maggiore rappresentante in Pasquale Galluppi di Tropea (1770-1846). Filosofo fu anche Francesco Acri (Catanzaro 1836 - Bologna 1913) uomo di profonda fede, proteso in tutta la sua vita verso un ideale mistico.
Anche la musica nell'Ottocento ha illustri rappresentanti in Nicola Antonio Manfroce di Palmi, (1790-1810) in Giuseppe Nunziato Muratori di Messignadi e in Paolo Serrao di Filadelfia.
La pittura, la scultura e l'architettura, prive di grandi personalità, trovano artisti degni che di volta in volta si rifanno al neoclassicismo, al naturalismo, all'impressionismo e all'eclettismo secondo le varie correnti nazionali, esprimendo il loro amore per il bello e nello stesso tempo per la Patria.

 

Il Novecento

I1 processo di assimilazione della cultura calabrese, nel contesto più ampio di quella nazionale, iniziato dopo l'unificazione della penisola, si accentua nel '900. Sebbene in tale epoca la Calabria sia flagellata oltre che dai due conflitti mondiali, da un ennesimo terremoto, da crisi economiche, da lotte e rivolte contadine, continua a dare non pochi uomini alla scienza, all'arte e alla letteratura.
Grande fortuna ebbe in Calabria la poesia pascoliana sia in lingua italiana che in lingua latina. Questo perché quei sentimenti d'amore per la famiglia, la casa ed il proprio paese o di malinconia per l'infanzia trascorsa o di tristezza per le persone care scomparse, componenti essenziali dell'arte pascoliana, dovevano trovare terreno fertile negli scrittori calabresi. 
Corrado Alvaro - S.Luca (Reggio Calabria )1895-Roma 1956Contrario alla cultura del '900 e al novecentismo, valido paladino della classicità fu invece Vincenzo Gerace. Parallelamente alla influenza pascoliana si hanno quella D'Annunziana, futurista ed ermetica per mezzo delle quali la letteratura calabrese viene depurata da ciò che é provinciale e regionale per poi confluire e dissolversi nella letteratura nazionale.
Al contrario degli altri generi letterari, la narrativa conserva caratteri peculiari che la distinguono tanto da poter parlare di una vera e propria <<lima calabrese>>.
Tipico rappresentante di essa é Corrado Alvaro (S. Luca 1895 - Roma 1956). La sua opera é contrassegnata da due tendenze: una realistica di carattere regionale ed un'altra fantastica di carattere moderno.
L'Alvaro famoso come narratore, scrisse pure poesie e nella raccolta intitolata <<Poesie grigioverdi>> le dueFrancesco Cilea - Palmi (Reggio Calabria) Palmi 1866 - Varazze 1950 tendenze si uniscono con Prevalenza dell'elemento paesano e realistico.
Su uno sfondo magico sospeso tra reale ed irreale si muovono i Protagonisti dei suoi romanzi, creature primitive, che lottano selvaggiamente contro le forze avverse della natura e del destino o, delusi, l'accettano supinamente.
Narratore più irrequieto e volto a temi sensuali é Leonida Repaci di Palmi (definito dal Russo l'ultimo romantico calabrese passato attraverso il Dannunzianesimo).
Riprende nei suoi racconti i temi calabresi di <<eticità, socialità e umano calore>>,  temi d'amore e morte, di contrasto fra l'uomo e la società ed infine il problema meridionale e le sue conseguenze in Calabria.
Con Fortunato Seminara (Maropati, 1903) ritorna il senso ineluttabile della vita contro cui nulla possono gli uomini. I suoi romanzi, popolati da una folta schiera di diseredati, segnano la strada del neorealismo italiano. Dal gruppo neorealista fa Alfonso Rendano - Carolei ( Cosenza ) 1853 - 1931parte Saverio Strati (S. Agata del Bianco, 1924) che parla dei poveri calabresi e del loro desiderio di evadere e di emigrare.
Anche la poesia dialettale ha accenti nuovi ed é contraddistinta da un contenuto sociale faceto e lirico Ricordiamo Antonio Chiappetta, autore di <<Jugale>>,   Michele De Marco, detto Ciardullo di Perito ed il figlio Ciccio autore di <<Mio caro patre>>, Vittorio Butera di Conflenti che é uno dei più famosi poeti dialettali che nella sua opera parlaUmberto Boccioni : "Gisella"- Cosenza, collezione ex Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania della giovinezza trascorsa attraverso visioni fiabesche.
Nel '900 grandi risultati si ottengono pure nella musica per merito di Francesco Cilea di Palmi (Palmi 1866 - Varazze 1950), esponente della <<scuola verista>>, autore di pagine musicali struggenti e di melanconica dolcezza di Alfonso Rendano di Carolei (1853-1931).
Nella scultura si resta ancorati al classico con artisti come Giuseppe Rito di Dinami, Michele Guerrisi di Cittanova; la pittura accoglie del nuovo dalle varie correnti novecentesche. Il futurismo trova un validissimo rappresentante in Umberto Boccioni, (Reggio Calabria 1882 - Verona 1916), uno degli artisti italiani di più alto rilievo nella pittura del XX secolo.

 

Dott. Antonio Agrillo e Dott. Giuseppe Palopoli

 

Estratto dal "Il profilo della Calabria" - Unione Regionale delle Camere di Commercio-Industria Artigianato e Agricoltura della Calabria-Centro studi e ricerche. Collaborazione del Dott. Aldo Ragusa,Dott. Antonino Agrillo, Dott. Domenico Pecoraro, Dott. Francesco Cava, Dott. Giuseppe Palopoli, Dott.  Gregorio Gigliotti, Dott. Raffaele De Franco Paladini.