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TERRANOVA DA SIBARI

Dalla città di Turio, edificata dopo la distruzione di Sibari, ad opera dei Pessali, e distrutta cinquanta anni dopo dai crotoniati, per essere rifatta nei pressi della fonte Turia, e detta Turio novo, prese vita Terranova, già nota nel Medioevo con tale denominazione. Vi trovò la morte Enrico d’Aragona nel sec. XV. Infeudata ai Sanseverino, passò alla famiglia Tarsia nel 1367, quindi ai Ruffo, poi a Maso Barrese nel 1462; rientrò successivamente nei possedimenti del principe di Bisignano, per appartenere poi ai Carafa e, infine, agli Spinelli.

Il castello feudale, versa, oggi, in uno stato di notevole precarietà; tuttavia, sarebbe ancora possibile fermare il degrado a cui è sottoposto da tempo. Si notano: avanzi del mastio cinquecentesco a torre quadrata; resti del salone di ricevimento con un grande camino con stemma araldico e soffitto ligneo a cassettoni; resti di salone con soffitto ligneo decorato; base decorata da mensole litiche ornamentali; qua e là elementi rinascimentali residui (cimase, soglie, archi, ecc.).

La chiesa di Sant’Antonio posta nella parte alta del paese in splendida posizione panoramica verso la piana ed il mare, venne fondata nel 1542 dai Minori Osservanti col titolo di Santa Maria delle Grazie. Della primitiva struttura, rimangono avanzi del chiostro cinquecentesco e, visibile dall’esterno, la parte absidale di quella che dovette essere la chiesa originaria, più piccola di quella attuale. Il portale, forse in pietra di San Lucido, è di epoca rinascimentale. L’interno mononavato, ha una volta riccamente e variamente decorata con motivi floreali ed elementi allegorici che racchiudono tre affreschi: Visita ad Elisabetta, Incoronazione di Maria, Annunciazione, tutti dell800. Sul lato destro, cappella di Sant’Antonio con statua del santo che prega innanzi al Cristo; affreschi sulla vita di Sant’Antonio che risalgono sicuramente alla prima chiesa della quale questa cappella doveva rappresentare la parte absidale; inoltre, statue di Santa Rita e di Sant’Antonio; altare e nicchia in legno che racchiude una statua dell’Immacolata. Sul lato sinistro, tela con santi e sante francescane, con, in alto, Dio padre che dipinge un quadro dell’Immacolata; più avanti, statua del Sacro Cuore; gruppo statuario della Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina con baldacchino decorato e scolpito in oro.

Sulle pareti della navata, affreschi a forma di semicerchio con allegorie dell’umiltà, della giustizia, della sapienza, della prudenza, della temperanza, della castità. Inoltre, serie di ovali con soggetti di tipo naturalistico (cedro, rosa, ulivo, giglio, palma, cipresso). Nel coro: affresco che raffigura Gesù Bambino mentre viene lavato; altro affresco della Natività; statue di sante martiri. Sulla volta, affreschi raffiguranti gli Evangelisti. Sull’altare maggiore, in marmi policromi, maestoso olio su tela raffigurante Sant’Antonio circondato da immagini con miracoli antoniani, racchiusa in una ricca cornice intagliata e dorata e in fastigio barocco intagliato e dorato, frutto di arte monastica del 600.

Gli altari laterali (originariamente 4) sono in marmi policromi. Una insensata decisione ha fatto sl che il secondo del lato destro, fosse smontato per utilizzarne i marmi come rivestimento dell’altare posto al centro del coro, costruito per aderire ai canoni della nuova liturgia. In sagrestia, scanni in legno a due ordini di posti; affreschi sulla vita di Sant’Antonio; statua lignea di Sant’Antonio colorata con gigli in oro; due piccole tele di Santa Lucia e Santa Apollonia.

La chiesa di San Pietro, di origine medievale, ha, sulla sinistra un campanile con monofore. L’interno è mononavato con cappella a sinistra che, su un altare marmoreo, in una apposita nicchia, conserva una splendida Madonna con Bambino (forse quattrocentesca); al di sopra, bella cupola affrescata con immagini del Salvatore; poi statue della Madonna del Soccorso, della Madonna del Rosario e della Vergine del sec. XVIII. Sull’altare maggiore, statua lignea di San Pietro in una bella edicola lignea ottocentesca; al di sotto pregevole busto dell’Ecce Homo; all’ingresso, acquasantiera in pietra.In un locale attiguo al coro, versano, in stato di abbandono, due statue lignee ed una tela, che necessitano di urgenti lavori di restauro.

La chiesa di San Nicola, trecentesca, con radicali rifacimenti nel sec. XVI, è dotata di un campanile cuspidato a base quadrata. L’interno è con soffitto ligneo a lacunari e rosoni di tipo cinquecentesco. In sagrestia, decorata ed ornata a stucchi, si conservano: braccio reliquiario ligneo del sec. XVII; cornici argentee lavorate a sbalzo e cesellate, con l’iscrizione D. D. Aloys Cerchiaro 1756; busto litico del sec. XV raffigurante S. Nicola di Bari.

La chiesa di San Francesco di Paola venne eretta nel 1701 per munificenza di Carlo Francesco Spinelli, principe di Terranova. La facciata barocca, mostra un portale col blasone degli Spinelli e data. All’interno, i Cinque santi Franceschi originalissima ed inconsueta rappresentazione iconografica su tela, opera di bottega meridionale del 500. Inoltre, icona raffigurante San Francesco di Paola; ciborio ligneo cuspidato ottagonale di costruzione secentesca, con pannelli decorati ad intaglio, dipinti e dorati.

La chiesa dell’Annunziata, edificata con l’annesso convento degli Agostiniani, conserva i seguenti dipinti: San Vincenzo Ferreri di Saverio Ricci del 1740; Crocifissione del 700; Sant’Agostino elemosiniere del 700; Madonna della Cintura tra i SS. Agostino e Monica; Madonna del Buonconsiglio del 700.

Terranova, per la sua posizione geografica, posto su una collina a ridosso della pianura, era luogo di residenza per le famiglie sibarite di un certo ceto sociale, ma risultava abitato anche da popolazioni indigene preelleniche; per tale motivo, riveste particolare interesse la zona archeologica.

Insediamenti del Neolitico consistenti in fondi di capanne a pianta circolare con ritrovamenti di ceramica di stile apulo-lucano e di ceramiche monocrome rosse sono stati rinvenuti, assieme ad armi a lama di selce levigata e di ossidiana, in contrada Favella della Corte.

In località Fontana del Fico identificata come la Fons Thuria citata da Diodoro Siculo (XII 915), ove è stata ritrovata una stele ellenica, resti di acquedotto greco con arcate murarie e grossi blocchi di pietra disposti a struttura isodoma. In località Ceccopesce, necropoli preellenica della prima età del Ferro. Presso i Timponi di Turio, necropoli ellenistica con interessanti corredi funerari. In contrada Gelsi, necropoli romana di età imperiale con sepolcri in muratura di ciottoli, ritrovamenti di corredi funerari e iscrizioni sepolcrali risalenti al IV-III sec. a.C..

La Grotta dei cento spiriti che si credeva luogo di ritrovo delle forze del male e dalla quale provenivano strani e sinistri rumori, si scoprì che altro non era che un punto dove si davano appuntamento i monaci del convento di Santa Maria di Loreto con donne di facili costumi. Per tenere lontani i curiosi trovavano il modo di produrre suoni infernali.

Costume tradizionale: "Vesti ordinarie. Tutte han fettuccia rossa ai capelli, ma la sposa la usa tre volte più larga. Camicia con ricci e merletti, cammisotto rosso pieghettato; maniche nere staccate con sparato laterale; jettariello in capo e faudile. Sul cammisotto il curietto con galloni all’orlo e in tutte le costure. La zitella ha il panno; la maritata il jettariellu e su questo, se vuole, il panno".

Tratto da L.Bilotto - Itinerari della provincia di CS

 

DE SANTIS A., Sant’Antonio da Padova a Terranova da Sibari, Cosenza, MIT, 1969.;

PUTIGNANI A., Terranova da Sibari, erede di Thurium, Cosenza, 1961;

SAVAGLIO A., Terranova, feudo nobiliare di Casa Sanseverino e la platea di reintegra di Sebastiano della Valle (1544), Ivi, 1995.

 
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