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SPEZZANO ALBANESE

Si tratta di un paese sorto su un sito antichissimo abitato sin dall’età del Ferro. La conformazione attuale, nonché il suo substrato culturale, sono dovuti all’immigrazione degli Albanesi verificatasi nel XV secolo. Fu noto anche come Spezzano di Tarsia a dimostrarne l’appartenenza al comprensorio feudale del paese limitrofo del quale, ovviamente, seguì le evoluzioni politico-amministrative.

Famosa per le sue acque termali (clorurato-alcaline ferruginose bromurate jodurate) dette: Acqua della Mensa, Acqua Principe, Acqua di S. Adriano, Acqua Santa.

La chiesa di S. Maria di Costantinopoli presenta un prospetto in stile neoclassico con lesene e tre portali. Il campanile è costruito con uno schema abbastanza frequente: pianta quadrata, copertura a cuspide, monofore con arco a tutto sesto. L’interno, trinavato, contiene statue processionali. Inoltre, affreschi del De Maria del 1915 raffiguranti: San Francesco di Paola, La Madonna col Bambino, Sant’Antonio Abate.

Nella chiesa del Carmine, tela della titolare del 1735, reliquiario del 700, affresco di Luigi Veltri del sec. XIX su cui è effigiata la Madonna del Carmine. Nel santuario di Santa Maria delle Grazie è custodita una statua lignea della Madonna col Bambino di ignoto del 600, un’acquasantiera del 700, la Crocifissione, opera su tela del de Maria del 1913. Inoltre i seguenti dipinti di anonimi pittori: la Crocifissione con le pie donne dell800; la Madonna delle Grazie del 1836; Sant’Antonio da Padova del 1856; San Michele del 1836; Madonna del Carmine con i SS. Lucia e Nicola di Bari; i Miracoli di San Francesco di Paola (800).

Anche la chiesa di San Biagio, contiene delle statue adoperate nelle processioni delle varie festività. Quel che resta del castello di Sant’Antonio di Stridolo, sorto in località Logge, presso lo Scalo ferroviario (si ricorda che Scribla fu la prima dimora calabrese del Guiscardo), è lì a testimoniare la presenza dei vari dominatori di quelle terre che, nel corso degli anni, lo abitarono: dai Normanni agli Svevi, ai Sanseverino di Bisignano (1622-1668) agli Spinelli di Tarsia (dal 1669 al 1806).

Ed eccoci a Torre Mordillo. Quando le prime navi greche approdarono sulle coste ioniche, trovarono sicuramente una comunità indigena con una cultura ampiamente sviluppata. La testimonianza è fornita dai ritrovamenti archeologici della zona. Si tratta di un sepolcreto italico prei-protostorico della prima et` del Ferro con tombe di rito ad inumazione tra le quali alcune con rito d’incenerazione. Da L. Viola furono esaminati 229 sepolcri con catalogazione di numerosi corredi funerari di tipo siculo ed esemplari vascolari. La cosa più importante è rappresentata dalle lamellae aureae orphycae.

Altri ritrovamenti sono sparsi qua e là nel territorio di Spezzano in località San Lorenzo, Foresta, Michelicchio, Patursi, Fonte del Principe.

La notte precedente alla festa dell’Ascensione, le donne scendevano alla spiaggia di Schiavonea e all’alba si gettavano in acqua. Poi si recavano nella chiesa dedicata all’omonima Madonna e pregavano.

Durante la festa della Madonna delle Grazie la sera, attorno al falò, si cantava la scioca.

Durante la celebrazione di un matrimonio, gli sposi, si dividevano un mostacciuolo: lui tirava da una parte con una sola mano, lei, dall’altra, con tutte due.

Quando un moribondo sta per emettere l’ultimo respiro, quelli che sono al suo capezzale, credono di vedere passare davanti l’ombra di una donna sospesa a mezz’aria che soffia sulla persona e la spegne.

Nella Grotta di Malconsiglio in località Polinara si dice che se si chiama per tre volte il diavolo, egli risponde.

Si crede che di notte, nei trivi, ossia dove la strada si divide in tre direzioni, alberghino gli spiriti per cui, se vi si transita, si fa il segno della croce.

Tratto da L.Bilotto - Itinerari della provincia di CS

 

CASSIANI F., Spezzano Albanese nella tradizione e nella storia (1471-1918), Catanzaro, Tipo Editrice Bruzia, 1929;

SERRA A., Spezzano Albanese nelle vicende storiche sue e dell’Italia, Ivi, trimograf, 1987.

 
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