www.calabria.org.uk                 Calabria-Cosenza-Sant'Agata d'Esaro    

 

SANT'AGATA D'ESARO

Si vuole che questo paese sia stato fondato dai profughi di Artemisia, antica città della Magna Grecia dedicata alla dea Diana dei Greci; per ragioni sconosciute, forse per l’insalubrità del sito, i suoi abitanti l’abbandonarono incrementando dei paesi e delle località quali Sant’Agata, San Donato, Policastrello, Mottafollone. Le notizie documentate cominciano ad apparire quando re Manfredi ne fa donazione a Federico Lancia.

Appartenne alla famiglia Sangineto; un suo esponente, Filippo, ne risulta feudatario nel 1344; nel 1413 vi figura, quale signore, Pietro Paolo da Viterbo, dei baroni di Altamura; successivamente confluisce nel vasto stato del principe di Bisignano. In seguito vi appaiono i Telesio, i Maiorana, i Caraffa principi di Belvedere, e nuovamente i Firrao fino al 1806. Una prima chiesa del paese, attualmente sconsacrata, era intitolata a Sant’Agata Vergine e Martire.

La parrocchiale è dedicata all’Annunziata; edificata nel 1701 da maestranze del posto, ha subìto, nel corso degli anni, numerosi rifacimenti che ne hanno stravolto le linee e disperso i materiali originari. All’interno vi fa spicco l’altare maggiore marmoreo con bassorilievi.

La chiesa di San Francesco di Paola venne fondata nel 1393 per munificenza di M.A. Giordano, ed era inizialmente dedicata a San Michele Arcangelo; accanto sorse il convento che ospitò l’ordine dei Minimi.

Nei dintorni di San Sosti, di fronte al Pettoruto, son venuti alla luce ruderi e resti di edifici a testimoniare che in questo posto in passato sorgesse Artemisa, mitica città scomparsa. Ad avvalorare questa ipotesi concorre il ritrovamento di una scure votiva offerta al tempio, prodotta tra il V e il IV secolo a.C..

Nel giorno della santa patrona del paese, ha luogo una manifestazione la cui origine si perde nel mondo rituale del paganesimo. Si sacrifica un montone o un vitello giovane che, prima viene addobbato ed adornato con nastri e fiori e dopo legato per i piedi ed appeso a testa in giù con una fune tirata da una casa all’altra. Il malcapitato animale, in tal modo, fa da bersaglio ad un gruppo di buontemponi armati di spada e a cavallo di muli. Si sorteggia quale cavaliere debba inaugurare questa strana "giostra" e, una volta dato il via, si assiste ad una festa di sangue che dalle ferite dell’animale gronda sui partecipanti che gridano: «Viva Sant’Agata!».

Certamente questo rito rievoca il martirio della santa che morì sotto l’imperatore Decio (251). Nata a Catania di cui è anche patrona, di origini nobili, una volta giovane, pare che destasse le voglie del console Quiliano il quale tentò in tutti i modi di convincerla e di farle rinnegare il suo Dio. Ai continui dinieghi, seguì il martirio: le furono strappate le mammelle. Ecco che si spiega perché una volta, venivano preparati dei pani votivi detti: «i minnuzzi i Sant’Agata». Si dice anche che il suo velo avrebbe salvato la città siciliana dalla terribile eruzione dell’Etna proprio a distanza di un anno dalla sua morte. Ma è da rilevare che, sotto l’impero romano, era molto diffuso il culto di Iside la cui festa ricorreva il 5 marzo. In tale giorno veniva portata in processione, da un ministro di quel culto, un vasetto d’oro a forma di mammella.

Costume tradizionale: «Cammisotto rosso con corpetto rosso, orlato di trina; maniche staccate con nocche rosse, pettiglia e tovagliuola».

Tratto da L.Bilotto - Itinerari della provincia di CS

 

BRIGUOTI F., Sant’Agata d’Esaro, un principato di Calabria Citra, Cosenza, La Meridiana ed., 1986.

 
index home geografia storia arte e cultura turismo musei folklore gastronomia ambiente
industria artigianato commercio salute natura pubblicità servizi contatti links e-mail
         
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia

Cosenza Storia