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SAN LORENZO DEL VALLO

Si vuole che l'origine di questo paese risalga al secondo secolo dopo Cristo durante il quale era noto come Castrum Laurentum. In seguito appare come Sanctu Laurenctum, e, come casale del principe di Bisignano, accolse numerosi profughi albanesi scappati dalla loro patria dietro l’incalzare dei Turchi. Nel 1542 passò sotto il dominio della famiglia Pescara che vi ebbe giurisdizione fino al 1623. Con l’infeudazione agli Alarçon Mendoza marchesi di Rende e della Valle Siciliana (1623-1666), divenne San Lorenzo della Valle. Dopo un breve periodo in cui fu alienato in favore dei De Buoi (1666-1697), vi tornarono i marchesi di Rende fino al 1806.

La costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie, come attesta padre Russo, è dovuta alla munificenza di Battista Pescara, barone del luogo, ed ebbe inizio il 17 maggio 1576. E’ documentato un rifacimento nel 1693 ed un altro della fine del 1800; quest’ultimo è ricordato da una lapide posta sulla facciata principale. Sul frontone, affresco ottocentesco raffigurante la Madonna col Bambino in gloria. Nei pressi dell’ingresso, acquasantiera in marmo del ‘700. Sul primo altare, statua di Sant’Antonio scolpita in legno e dipinta da artista napoletano dell’800; il secondo altare, detto di San Pasquale, presenta delle decorazioni plastiche del 1899 in pietra e stucco eseguite da maestranze calabresi. Nella prima cappella di destra, statua lignea di San Francesco di Paola di ignoto scultore napoletano del sec. XIX. Dalla navata centrale si giunge nei pressi della bella statua della Vergine col Bambino, modellata in legno e dipinta nel sec. XIX. Sulla navata sinistra: Madonna delle Grazie, opera in legno di artista partenopeo dell’800; San Lorenzo con Madonna Addolorata e Cristo morto, statue con medesime caratteristiche; Cristo Risorto, opera lignea scolpita e dipinta da ignoto napoletano tra il 1860 e il 1866; Santa Lucia, opera lignea di P. Gangi (attivo a Napoli) del 1890. In sagrestia, statua di Cristo morto, scolpita e dipinta alla fine del ‘700 da ignoto napoletano, l’opera venne ritrovata casualmente nel 3° piano del campanile della chiesa; inoltre, dipinto ad olio su tela raffigurante la Visitazione di Maria ad Elisabetta, di ignoto pittore romano del ‘700. Sull’altare maggiore, croce in argento bulinato di ignoto argentiere napoletano dell’800. Ricca ed interessante l’argenteria che contiene una serie di piatti d’argento sbalzato, due pissidi, secchielli, calici e un bastone del sec. XIX. Interessanti due lampade pensili in ottone fuso a stampo dell'800.

Il castello baronale, è una poderosa costruzione quadrangolare in buono stato di conservazione che ha ospitato i vari feudatari del paese. Nei dintorni sono venuti alla luce reperti archeologici che documentano cronologicamente diverse forme di insediamento; in particolare, trattasi di due necropoli indigene preelleniche della prima età del Ferro dalle quali sono stati rinvenuti oggetti di uso sepolcrale in metallo e in pietra datati tra l’VIII e il VII sec. a.C.; inoltre, vestigia di una presenza ellenica con una bella arula arcaica del V sec. a.C. conservata nel museo archeologico di Reggio Calabria e resti di età romana tra i quali un ripostiglio monetale contenente 311 denari del II-I sec. a.C..

La Domenica delle Palme, i fidanzati e i compari, gettano alle ragazze le palme con un anello e un fazzoletto. Il venerdì santo si fanno i cuculi a forma di pupazzo, con l’uovo; la domenica di Resurrezione, si vanno a battezzare e si avvia il comparaggio già da ragazzi.

Molto rinomata l’acqua del Canalicchio: «Santu Larienzu miu, duvi ti lassu, cchiù voti mi votai d’u Canalicchiu».

Costume tradizionale: «Gonna di scarlato, corpetto con maniche staccate di velluto o di seta. La zitella ha una fettuccia celeste o verde, la maritata l’usa rossa per legare le maniche».

Tratto da L.Bilotto - Itinerari della provincia di CS

 
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