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MONGRASSANO

Appare alla ribalta della storia nel XII secolo col nome di Magrosani, poi Mocressano e Mongressano; tuttavia diviene un centro di una certa consistenza a partire dal sec. XV, in seguito all’incremento della popolazione per l’immigrazione di profughi albanesi. Nel 1283 vi governa Rostaino de Agot; appartiene poi ai Sangineto e confluisce quindi nel casato dei Sanseverino. Il 20 luglio del 1459 proprio il principe di Bisignano effettua la cessione della giurisdizione civile al vescovo di San Marco che ottiene anche la facoltà di delegare il suo vicario per le incombenze legate a tale concessione. Il paese subisce in tal modo la presenza di due istituzioni feudali. Dopo tre anni il feudo passa ai Gaetani che vi rimangono fino al 1686, anno in cui viene venduto ai marchesi di Fuscaldo che vi governano fino a quando viene abolito il feudalesimo.

Nei pressi del municipio, è posta una chiesetta, già di rito basiliano, che nel 500 diviene di rito latino e ospita i Carmelitani, come è testimoniato da una lapide posta a lato di un balcone, che reca liscrizione: "MD. AD ONOREM... SAN MARA... DE... MONTE... CARMELO". Con l’insediamento di questi monaci, si costruisce l’attuale magnifico portale in tufo rossiccio. Per come lo descrive il Dattilo, "E' d’ordine dorico, a pilastri istoriati con una treccia, in parte sfaldata dal tempo, essi sostengono l’architrave a cornici con modanature a dentelli. I battenti interni della porta in legno, sono suddivisi in tanti rettangoli uguali e simmetrici, incorniciati e scolpiti a rosoni e foglie, con fasce laterali intagliate e dipinte. A nord altra porta con semplici rosoni applicati". Successivamente la chiesa è utilizzata quale congregazione della SS. Immacolata il cui statuto venne approvato da Ferdinando IV di Borbone nel 1767. All’interno, statua in legno raffigurante l’Immacolata, opera di Carlo Santoro, padre del più noto Rubens che in questo paese ebbe i natali. Sull’altare maggiore, pregevole pala dipinta ad olio su tavola, opera rinascimentale attribuita a Pietro Negroni raffigurante l’Annunciazione, racchiusa in una notevolissima cornice di legno dorato; ai lati, due colonne con capitello corinzio con scanalature in azzurro e oro, ornate da fiori, frutta e foglie, espressione di un ricco barocco, reggono l’architrave e la cornice caratterizzata da fregi dello stesso stile; nel centro la corona regale e, in corrispondenza dei capitelli, due angeliche metope.

La chiesa matrice, eretta in epoca rinascimentale e rifatta successivamente a più riprese, è opera di maestranze della provincia di Cosenza. Spicca la sua torre campanaria a pianta quadrata con cella dotata di monofora. L’interno è trinavato con pilastri e cappelle. L’altare maggiore, marmoreo, regge una pregevole statua di Santa Caterina scolpita a tutto tondo e a figura intera fiancheggiata da una colonnina corinzia, opera di Carlo Santoro del sec. XIX. Nella navata destra, la cappella Dattilo contiene una bella pala d’altare raffigurante la Madonna del Rosario. Nella navata sinistra, cappella Sarri con altare marmoreo; bel dipinto di Giambattista Santoro raffigurante San Francesco di Paola; busti in terracotta di Vincenzo e Domenico Sarri; epigrafe dettata da Filinto Santoro. Inoltre, scultura a mezzobusto raffigurante San Francesco di Paola eseguita da Carlo Santoro.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

DATTILO F., Un’antica chiesetta di Mongrassano, in "Brutium".

 
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