www.calabria.org.uk                             Calabria-Cosenza-Malvito    

 

MALVITO

Le origini si fanno risalire agli Ausoni che l’avrebbero fondata cinque secoli prima della guerra di Troia. In molti concordano ad affermare che il paese sorse sul sito che vide fiorire la città magno-greca di Temesa la quale, assoggettata dai Bruzi, venne via via conquistata da Annibale e, poi, dai Romani. Ebbe sin dal periodo bizantino e longobardo grande importanza e la sua fama non diminuì sotto i Normanni. Dal X al XII secolo ospitò la sede vescovile che, successivamente, venne trasferita a San Marco.

La sua storia feudale cominciò con la famiglia De Orta; per successione femminile pervenne ai De Pernoy nel 1270. Vi subentrarono poi gli Stefanucci e, dal 1399, confluì nel vasto stato di Bisignano. I Sambiase, ultimi feudatari, vi ebbero incardinato il titolo ducale nel 1688. Il castello medievale venne costruito dai Normanni e, in prosieguo di tempo, fu oggetto di numerosi interventi di restauro o di riadattamento. Ospitò i vari feudatari del paese.

Oggi sono visibili i ruderi di torri, bastioni e di un torrione cilindrico. Anche avanzi della cinta urbica con torri sparse erano collegate col castello.

La parrocchiale è dedicata a San Michele ed è stata edificata nel sec. XIX su una precedente costruzione di epoca imprecisata; belli il campanile in muratura ed il portale in pietra. All’interno le seguenti statue lignee: Assunta (800), San Francesco di Paola (busto, 700), Madonna del Rosario (800), San Michele (600-700), San Pietro (800). Un’altra statua di San Michele di fine 800, è in cartapesta. Nella ricca argenteria è compresa una croce processionale di bottega orafa napoletana del 1850. Bella anche la statua di Sant’Elia, scolpita in legno da artista meridionale del 700.

Al Largo Gelso, edificio quattrocentesco con finestra in pietra ed arco ogivale trilobato. Nel 1350 i malvitani fecero precipitare il loro vescovo nel fiume Crispo dalla Timpa del Palazzolo, che ha uno strapiombo di 150 metri. Per questo vennero scomunicati e solo nel 1515 con una apposita bolla del cardinale Curavagial, riabilitati, ma rimase il nomignolo: "arruozzulaviscuvi". Il motivo sarebbe da ricercare nel famigerato jus primae noctis esercitato dal barone e tollerato dal presule.

In questo paese, se qualcuno di notte restituisce un arnese di cucina avuto in prestito da amici o parenti, si preoccupa di metterci dentro un carbone acceso, giacché la cucina o il focolare senza fuoco, indica lutto. Avevano fama di essere litigiosi e grandi bestemmiatori, il Padula annota come da queste parti le bestemmie oltre che più crude che altrove, fossero anche fantasiose, e ne riporta una: "Mannaja l’ala destra di San Michele Arcangelo".

Vestito tradizionale: "Gonna rossa, maniche staccate, pettiglia. Gonna con pedana ad archi colorati. Sinale darmosino rosso. Una scrima".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

CRISTOFALO G., Malvito, un centro medievale della Calabria settentrionale: un tentativo di lettura critica della documentazione storica, Tesi Unical, Anno 1987-88, rel. prof. De Leo;

D’IPPOLITO G., Urbs Malveti, quondam temesa Jonica, in "Atti dellAccademia Cosentina", 1929.

 
index home geografia storia arte e cultura turismo musei folklore gastronomia ambiente
industria artigianato commercio salute natura pubblicità servizi contatti links e-mail
         
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia

Cosenza Storia