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CERVICATI

Il casale sorse per opera di Guglielmo di Cervicatis da cui prese il nome, trasformando in centro abitato una serie di appezzamenti di terreni agricoli detti Montenomo, o San Lorenzo, nel circondario di san Marco. Venne ampliato da una colonia di albanesi nella seconda metà del ‘400.

Il suo territorio divenne più esteso con l’intervento della famiglia Guzzolini.

Fu considerato un suffeudo di San Marco e, in quell’ambito, sottoposto ai caselli nel 1409,poi ai Sersale, ai Maiorana e, nel 1636, ai Guzzolini, famiglia di origine marchigiana, che vi ebbe incardinato il titolo di barone nel 1651. Tristemente famosa divenne la peste del 1657 che vi causò gravi lutti e provocò la morte di 150 persone. Non passò indenne neanche dai vari terremoti, specialmente da quello del 1905 che produsse enormi danni. La parrocchiale è dedicata a San Nicola di Bari.

Eretta nel sec. XVII, necessitò di vari interventi di restauro il più consistente dei quali dopo il terremoto del 1783. La facciata contiene una piccola nicchia con statua del santo titolare e torre campanaria con orologio. L’intervento è caratterizzato da cinque altari su cui sono collocate delle statue processionali: altare maggiore, dell’Immacolata, di Sant’Anna, dell’Addolorata (statua in cartapesta, sec. XIX), di San Francesco di Paola (statua in legno del sec. XVIII). Inoltre, dipinto raffigurante San Michele del 1799, crocifisso (ligneo del ‘700), busto di San Giuseppe col Bambino (ligneo del ‘700) statua di San Nicola (lignea del ‘700), statua dell’Ecce Homo (cartapesta dell’800), organo (700), dipinto raffigurante San Giuseppe col Bambino (ignoto dell’800).

Dell’antica struttura cistercense denominata Santa Maria ad Nives, eretta per volere del Guiscardo nel 1050, restano solo dei ruderi. La consacrazione, avvenuta nel 1066, oltre alla presenza di Arnoldo, arcivescovo di Cosenza e di alte autorità locali, aveva registrato anche quella del finanziatore dell’opera e della moglie. Anche qui sopravvive un vecchio culto latino nella festa di S. Nicola. La festa viene organizzata il 6 dicembre dai contadini. Il santo nella tradizionale raffigurazione con le tre sfere, reca appeso al braccio destro un nastro rosso. Man mano che la processione si snoda per le strade del borgo, la gente infila nelle stanghe che si allungano dalla base ove è poggiato il santo, dei pani ed altre cose da mangiare che verranno distribuite ai poveri, il tutto mentre si offre da bere ai portantini. In chiesa il sacerdote dona i panini benedetti , poi taglia il nastro rosso del santo e lo distribuisce a pezzetti ai contadini affinché possano legarlo alle corna dei buoi che vengono, così posti sotto la protezione divina. Costume tipico: <<gonna di raso rosso a pieghe larghe, con ornamento di galloni d’oro; corpetto e gippone di lama d’oro color celeste o verde; sulla testa la “chesa” , ossia una striscia di panno damascato che serve a raccogliere i capelli o le trecce; sulle spalle, uno scialle decorato di fiori e stelle dorate>>.

Il canto tradizionale è la Valja nel quale si rievocano le gesta del celeberrimo condottiero Skandeberg e dell’eroe bizantino detto Costantino il giovane. Molto considerato il “comparaggio” detto anche “sangiuvanni” .

Per tutta la settimana successiva al 24 giugno, giorno di San Giovanni, i padrini regalano ai loro compari il “ramaglietto”, ossia un mazzo di fiori portato su un vassoio e coperto da un velo di seta.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 
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