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CERCHIARA DI CALABRIA

Di origini antichissime, si vuole sia stata chiamata Arponio, oppure Aspronio. Nel medioevo era nota come Circlrium (capo cinto con muro e siepe), divenendo, in prosieguo di tempo, Cerchiara.

I suoi trascorsi feudali iniziano con l’appartenenza alla contea normanna di Chiaromonte. Nel 1494 risulta essere sotto la giurisdizione dei Borgia, poi passa ai Caraffa di Montesarchio, indi al principe di Salerno, per far parte, dal 1532, dei possedimenti della famiglia Pignatelli che, dal 1556, divengono marchesi di Cerchiara e che vi rimarranno fino al 1806. Del trecentesco castello feudale restano poche tracce. La chiesa di san Giacomo, venne edificata nel XV secolo e rifatta in stile barocco nel ‘700; il campanile mostra ancora qualche linea quattrocentesca. All’interno, bel crocifisso ligneo del XVII secolo sovrastante un singolare altare in pietra locale datato 1878 che, nel paliotto, raffigura la scena del calvario. Inoltre, sul lato sinistro, tela seicentesca raffigurante le Madonna di Costantinopoli tra San Francesco di Paola e San Sebastiano e statua lignea della Madonna del soccorso del XIX secolo. In sagrestia, croce processionale argentea eseguita nel 1628 da Bernardo Conte da Castrovillari e corona in lamina d’argento opera di orafi napoletani del 1771. La chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro, si presenta con due portali sui quali sono posti i simboli della comunità locale (la Madonna delle Armi, la Quercia e San Bonifacio), ed ha il campanile isolato dalla chiesa.

L’interno trinavato originario del tre – quattrocento, è ricco di opere d’arte: sulla navata sinistra, su apposito altare recentemente rifatto, scultura lignea raffigurante San Bonifacio (primi del ‘700);sul retro prospetto, due tele: una raffigurante la Madonna del Rosario ed i Misteri di ignoto meridionale del ‘600, l’altra è una Madonna Assunta (fine XVII – inizi XVIII) di stampo giordanesco.

Di buona fattura è inoltre una croce processinale in legno e lamine d’argento datata 1670 e recante, sul “recto” il crocifisso, sul “verso”, San Pietro firmata da B. Conte da Castrovillari. Degno di nota è il tesoro consevato presso l’ofanotrofio di Santa Maria delle Armi, proveniente dall’omonimo santuario che contiene parametri sacri e argenterie del ‘600 e del ‘700 gran parte dei quali dono dei Pignatelli della cui famiglia recano lo stemma. In questi locali ha sede l’associazione Valerio Pignatelli, fondata dalla principessa Maria, sua consorte, della quale esistono due ritratti in tela.

A 12 Km dal paese, ad una altitudine di 1000 metri si erge il santuario di Santa Maria delle Armi fondato nel XV secolo su una precedente costruzione nata a sua volta intorno ad un romitorio basiliano del X secolo. La struttura, adatta alla conformazione particolare della roccia retrostante, mostra le tracce delle manomissioni subite nel corso sei secoli XVII e XVIII. Ha il campanile a cuspide e un ricco portale litico a colonne rabescate; la porta in legno reca il nome del suo intagliatore (Silvestro Schifino) e la data di esecuzione (1570). All’interno, a sinistra, nella cappella Pignatelli, lapide marmorea del ‘700 e ringhiera in ferro battuto del ‘500. Per una scaletta si accede alla cappella della Madonna delle Armi scavata nella viva roccia con le pareti rivestite di marmi arricchiti da intarsi. Racchiusa in una teca argentea barocca, lavorata da argentieri napoletani del ‘700, si conserva un’icona della Madonna delle Armi, lumeggiata su pietra scura con alla base lo stemma dei Pignatelli. L’altare maggiore, in marmi policromi, è del 1746. Nel braccio destro è visibile un dipinto su tavola raffigurante la Madonna del rosario e i Ministeri, di fronte al quale è posta una pala d’altare dipinta su tavola con la scritta Orfeus Barbalimpida faciebat 1591; la porta d’ingresso della sagrestia ha anche valve lignee decorate ad intagli rustici a riquadri. Inoltre, Crocifisso ligneo seicentesco, stemmi di casa Pignatelli, parametri ed argenterie sacre.

Il vestito tradizionale prevedeva: <<Uomo. Scarpe, calza bianca con sopra il calzettone nero, calzoncini di felpa blu, giacca di lana blu. Donna . scarpe, calza bianca, gonna rossa orlata di fettuccia blu; busto di lana blu, abbottonato. Di està solo corpetto allacciato, sicché tutte le mammelle restan fuori. Fazzoletto a lembi ripiegati. Nel lutto: sinale nero di lana attaccato al culo>>.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

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