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CASTIGLIONE COSENTINO

Appartiene ai cosiddetti casali fondati in seguito alle incursioni saracene del IX secolo. In questo caso è opportuno parlare di ripopolamento, essendo le origini di questo paese sicuramente antecedenti a quella data. Forse, inizialmente si chiamava Guarano nome derivato da Arano che significa località abitata da popoli primitivi. L’attuale denominazione è dovuta ai Castiglione, famiglia dei patriziato cosentino.

Nel corso della sua storia, non pochi furono i momenti dolorosi per la sua popolazione; basti ricordare che venne messo a ferro e a fuoco da Ferrante d’Aragona per avere parteggiato contro la sua causa. Durante il secolo XIX ebbe momenti affatto tranquilli: nel decennio francese, l’occupazione risultò tutt’altro che pacifica e il terremoto del 1835 vi provocò danni gravissimi, tanto da attirare l’attenzione di Alessandro Dumas in viaggio per la Calabria in quegli anni. Anche il terremoto del 1905 lasciò le sue tracce funeste.

La chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Nicola e Biagio e alla Madonna dell’Olmo, è di origine quattrocentesca. L’interno, trinavato, pur se ricoperto da stucchi e decorazioni barocche, lascia intravedere ancora i pilastri originari in tufo ed altri elementi residui sparsi qua e là. Si compone di quattro campate ad arco a tutto sesto. Nella cappella laterale sinistra, la Madonna del Carmine attribuita, dopo un recente restauro, a Cristoforo Sant’anna; segue una statua della stessa Madonna, più avanti statua raffigurante San Francesco d’Assisi; al di sopra, bel crocifisso ligneo del 700; più oltre, la Deposizione, tela di ignoto dell800; ancora statue processionali (Addolorata, Annunciazione, entrambe lignee del 700); poi un dipinto che ritrae San Raffaele Arcangelo con Tobia; sull’altare maggiore, l’Assunta, del Pascaletti, ai suoi lati, due statue: Sacro Cuore di Gesù e San Giuseppe. Ai lati dell’arco trionfale, splendida tela dipinta da Gerolamo Imparato nel 1591, raffigurante l’Annunciazione.

In sagrestia: croce processionale della Settimana Santa; tela raffigurante la Sacra Famiglia e due dipinti del 1895: la SS. Trinità e la Madonna col Bambino e santo. Nella navata sinistra, cappella di San Francesco di Paola il quale è raffigurato in una statua (lignea del 700), in un busto (ligneo del 700) e in un dipinto dell800; segue altare di San Rocco con statua e dipinto raffiguranti il santo col cane; ancora più avanti, altare della Madonna del Rosario col relativo dipinto e statua del 700; segue una tela molto deteriorata del 700 che lascia appena intravedere una Madonna col Bambino e (forse) San Giovannino. Sull’altare, splendida croce, opera di argentieri napoletani del Seicento. Inoltre, statue lignee del sec. XIX sulle quali sono stati modellati Santa Filomena e San Luigi Gonzaga.

La chiesa di Sant’Antonio, con annesso convento dei Cappuccini, è posta nella parte alta del paese. La sua edificazione ebbe inizio nel 1610 e venne completata nel 1616. Tra i diversi capitoli provinciali che vi si tennero, quello del 14 maggio 1717, vide eletto quale padre provinciale il Beato Angelo di Acri. Soppresso il 10 gennaio 1811, venne riaperto dopo sei anni con il ritorno dei Borboni sul trono di Napoli. Subì anche le conseguenze della successiva soppressione del 9 luglio 1866, tuttavia dagli atti capitolari risulta che i frati vi rimasero per almeno altri dieci anni. Dopo vari tentativi andati a vuoto, i Cappuccini ritornarono a Castiglione il 7 maggio 1952 e vi istituirono una scuola per seminaristi delle classi medie. L’interno è mononavato e completamente rifatto dopo i noti eventi tellurici che si verificarono anche da queste parti. Sulla parete sinistra, bel crocifisso ligneo settecentesco, segue tela raffigurante la Madonna col Bambino e San Giuseppe da Copertino di ignoto del 700; più avanti grande dipinto raffigurante la Madonna in gloria tra i Santi Pietro, Paolo, Francesco d’Assisi e Francesco di Paola. Sulla parete destra, cappella di Sant’Antonio con statua lignea del santo del sec. XVII; anche la statua lignea dell’Immacolata i del Seicento, mentre di fattura recente sono le altre raffiguranti Santa Lucia e di Sant’Antonio. Più avanti dipinto raffigurante il Beato Bernardo da Offida di ignoto del 700.

Degno di nota i l’altare maggiore in legno intarsiato e scolpito con ciborio ligneo finemente lavorato ad intarsi di avorio e di madreperla, datati 1743. Racchiuse in uno splendido esempio di arte lignea provinciale, alcune tele: al centro, l’Immacolata; ai lati i Santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova; in alto, San Bonaventura e San Francesco di Paola, tutte opere di anonimi pittori del sec. XVIII. In evidenza, un frontale di fontana di lapicida locale del 600 in marmo nero, inciso, intagliato, scolpito e serie di inginocchiatoi lavorati ad intarsio da maestranze provinciali del 700.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

GRECO R. G., Castiglione Cosentino, Cronistoria di una comunità calabrese, Cosenza, Ed. Progetto 2000, 1989.

 
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