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CASSANO IONIO

La presenza dell’uomo in questo comune risale all’epoca preistorica, come è testimoniato da reperti ritrovati nella Grotta di Sant’Angelo. Il sito dei suoi primi insediamenti è ancora incerto; non è ben chiaro, infatti, se fosse ubicata nella Piana di Sibari, o presso l’attuale paese, o a Civita. Si vuole anche che sia stata l’antica Cosa o Cossa, dipendente da Sibari e della quale seguì le stesse sorti. Durante la dominazione romana, divenne municipio e, nella lotta tra Cesare e Annio Milone, parteggiò per il primo. Sotto i Longobardi, nota col nome di Cassianum, era sede di un gastaldato e residenza vescovile. Nel 969 si trovò in mezzo alle aspre battaglie tra le armate di Ottone che incalzavano quelle bizantine di Niceforo Foca; fu grazie all’opera di un cassanese, Enrico Calà che si evitò la distruzione del paese.

Se riuscì nel 1014 e nel 1031 a resistere alle orde dei Saraceni che ne tentavano la conquista, non fu possibile fare altrettanto con i Normanni: costoro ne interruppero la dipendenza da Salerno e la assoggettarono a Cosenza. Nel 1284 appare come feudo di Iccerio de Mignac, successivamente di Roberto d’Aunay, quindi, quale dote della di lui figlia, nel 1318, passa a Ludovico di Fiandra. Appartenne poi alla potente famiglia Sangineto e, per successione femminile, passò ai Sanseverino; costoro, coinvolsero il paese nella congiura dei Baroni, per la quale, in qualche modo, subì delle conseguenze non positive.

Visse in maniera diretta gli avvenimenti legati sia alla Repubblica Napoletana del 1799 sia alla successiva controffensiva dell’armata sanfedista del cardinale Ruffo, nonché alla prima resistenza contro i Francesi nel 1806. Dal 1631 vi dominarono i Serra che, nel 1638, vi ebbero incardinato il titolo di duca e vi rimasero fino all’eversione della feudalità.

Ai piedi di una rupe ove un tempo si ergeva il castello, sorge la Cattedrale. Di origini antiche (forse IX - X sec. su preesistente cripta), è dedicata alla Natività di Maria Vergine. Qualcuno opina che venne eretta per volontà del vescovo Gioacchino Suore (1440-1463) il quale fece sl che con bolla di Callisto III del 17 XI 1464 venisse data indulgenza plenaria a quanti avessero contribuito alla sua costruzione. Inoltre, ebbe a subire sostanziali rifacimenti sotto il presulato di Marino Tomacelli (1491-1519) il quale provvide anche ad arricchirla con 2 statue in pietra calcarea terzine raffiguranti la Madonna col Bambino e San Pietro, poste rispettivamente sopra l’ingresso principale e quello secondario. Ampliata nel 1491 e rifatta nel 1651, dopo l’incendio del 1706 che causò il crollo dell’intera chiesa esclusa la parte presbiteriale, fu quasi completamente ristrutturata tra 1722 e il 1795 quando venne ricostruita la facciata con tre portali; tuttavia, all’interno, vi sono due pilastri superstiti della chiesa quattrocentesca.

Il campanile, isolato dalla chiesa è del 1608; è in stile barocco così come la facciata. All’interno, decorazioni del Prayer eseguite tra il 1934 e il 1936. A sinistra, tra i primi pilastri della navata maggiore, altare della Madonna del Lauro che, in ricco fastigio marmoreo, racchiude lo stemma della famiglia Serra; al di sopra piccola statua marmorea della Vergine, scolpita alla maniera della Madonna della Libertà del Duomo di Tropea. Al di sotto, dipinto su pietra del XV secolo raffigurante la Madonna del Lauro, molto venerata a Cassano. La balaustra marmorea reca lo stemma del vescovo Fortunato (1729-1759) a cui si deve anche la commissione dell’altare maggiore eseguito dal napoletano Agostino Fortunato, forse suo parente. Sulla destra, altare dell’Addolorata con statua della titolare del 1600, e paliotto scolpito a bassorilievo da G. Di Vardo da Cassano nel 1900. Più avanti, altare e tela dell’Assunta con i SS. Pietro, Antonio e Biagio dipinta da Giuseppe Picone nel 1714. Segue tela tardo barocca su cui è raffigurata la Morte di San Giuseppe.

Più oltre, delimitata da una balaustra del 1791, si apre la cappella del Sacramento, settecentesca, rivestita di marmi ad intarsi; contiene un’Ultima Cena, del XVIII dipinta ad olio su tela, attribuita a Giuseppe Picone, seguace del Solimena; alle pareti laterali, 2 dipinti: Tentazione di Gesù e Samaritana al pozzo di Giacobbe (sec. XIX); in alto vetri colorati e dipinto del Sacro Cuore. Segue altare di Sant’Antonio con relativa statua. Gli affreschi quattrocenteschi con scene della Passione, sono in stato di avanzato degrado; quelli sulla vita di Cristo, del sec. XIX, in buone condizioni. In fondo alla navata, cappella della famiglia Nola dedicata a San Francesco di Paola, con dipinto di anonimo secentesco raffigurante il celebre taumaturgo con riquadri di scene dei suoi miracoli. Intorno piccole statue di San Giuseppe, San Leonardo e crocifisso.

Ed eccoci nell’area presbiteriale: l’altare maggiore costruito in marmi policromi sotto il presulato del vescovo Fortunato (1750-51), nel suo ricco fastigio, contiene la tela che raffigura la Madonna della Purità più nota come Madonna di Cassano, una riproduzione di icona medievale per il Frangipane, un’opera pregiata di Dirk Hendricksz per la critica più recente, racchiusa in una cornice barocca d’ottone e lapislazzuli del sec. XVIII. Attorno, 4 tele: San Gerolamo, Re Davide, l’Orto degli ulivi e Gesy tra i pescatori. Il portello per la custodia del SS. Sacramento è a lamina d’argento sbalzato con sfera sostenuta da angeli, opera dell’orafo cassanese Giuseppe De Franco (1843-1921). Il pergamo marmoreo è sostenuto da colonne e risale all’epoca del presulato Coppola (1795). Sulla navata sinistra, dietro il fonte battesimale fatto scolpire dal vescovo Audoeno (1589-1595) di cui reca lo stemma, e che è coperto da cappello del 700, tela di anonimo del 700 con la Madonna e Sant’Anna. Più oltre statua settecentesca di San Gaetano; quindi si incontra l’altare dell’Immacolata; poi l’altare di San Francesco d’Assisi che reca una tela settecentesca raffigurante l’Abbraccio del Santo con San Domenico.

Accanto, cappella di San Biagio con gruppo scultoreo del titolare; a sinistra reliquiari con 26 frammenti di ossa di martiri; a destra splendida icona bizantina della Madonna incoronata col Bambino. In fondo alla navata, cappella di San Giovanni Battista fondata da Achille Scanderbeg nel 1580, con attestato e stemma, e dipinto della Sacra Famiglia. Belli anche due presepi napoletani del 700 e dell800. Tra le opere lignee, il battistero, le panche corali e gli armadi della sagrestia, sono del 1729. In sagrestia, ex sala del Capitolo, inconsuete raffigurazioni allegoriche delle varie fasi dell’ordinazione sacerdotale (lettorato, ostiarato, accolitato ed esorcitato, suddiaconato, diaconato, presbiteriato, episcopato e pontificato) e rappresentazioni delle quattro ore dell’ufficio divino (prima, terza, sesta e nona); inoltre, tela di ignoto pittore del sec. XVII su cui è effigiata la Madonna del Carmine con anime di vescovi purganti e due statue (la Madonna e San Giovanni) facenti parte di un gruppo scultoreo con la Crocifissione.

Nella cripta di epoca bizantino-normanna, ancora un altare con avancorpi decorati e affreschi di ispirazione bizantina che ritraggono i SS. Lucia e Biagio; inoltre, crocifisso ligneo quattrocentesco scolpito a tutto tondo e a tutta figura.

Nei locali della Curia, è conservata una statuetta terzina scolpita in marmo bianco raffigurante la Vergine, attribuita a seguace del Gagini e tela della Pietà di anonimo pittore partenopeo del sec. XVIII ispiratosi all’opera del Carraci conservata al Museo di Capodimonte. Vi sono ancora custoditi: due santi vescovi dipinti da Ippolito Borghese; una Natività di D. Guinaccia; una Madonna in Gloria e una Madonna leggente, entrambi dipinte del 500; e un San Gennaro di ignoto napoletano del 600. La chiesa di San Francesco di Paola conserva un pregevole dipinto di Pietro Negroni del 1552 sul quale è effigiata l’Annunciazione.

Nella chiesa di San Domenico, eretta nel 1583, sede anche della congregazione del SS. Rosario, statue processionarie e tele del sec. XVIII. Le panche della confraternita sono intagliate da maestranze provinciali del 700. Vi è anche è custodita una croce d’altare argentea barocca a lamine decorate a sbalzo e a cesello, proveniente da bottega orafa meridionale, creata nel 1764.

La chiesa dei Cappuccini venne fondata, insieme col convento, nel 1560; non è ben chiaro se fu oggetto delle soppressioni napoleoniche, ma è certo che lo fu di quelle post-unitarie, dell’11 novembre 1863. Il convento fu adibito prima ad ospedale e caserma, poi a lazzaretto; ai giorni nostri, ad ospizio. La chiesa è quella del 1560 e nel corso dei sec. XVII e XVIII, venne arricchita da pregevoli opere lignee per lo più frutto di monaci intagliatori, e si sa come siano stati abili ed operosi in quel periodo. L’altare maggiore, contrariamente alla maggior parte di chiese dell’ordine, non è in legno ma rifinito con scagliola levigata e, come nota P. Giocondo Leone, "sul fronte del gradino che poggia sulla mensa, sono riprodotte con bella grafia le parole delle carte-gloria abitualmente mobili. Inoltre, sulla porticina della custodia in legno madreperlato, vi è incastonata unimmagine della Madonna col Bambino in seno: simbolo di Maria del SS. mo Sacramento, una devozione molto divulgata in pieno 600. Al di sopra, Madonna degli Angeli con San Francesco d’Assisi, olio su tela di anonimo meridionale del 700. Altre tele di ignoti meridionali del sec. XIX raffigurano: San Giuseppe morente con la Madonna; Gesy Cristo e Santa Lucia. Nel 1825, per festeggiare la beatificazione del Beato Angelo, che fra l’altro proprio a Cassano fu ordinato sacerdote a Pasqua del 1700, gli venne dedicato uno degli altari della parete sinistra.

Il santuario di Santa Maria della Catena, eretto tra la fine del 400 e gli inizi del 500 a Km. 1,5 da Cassano, forse su un sostrato di origine bizantina, ha un bel portale quattrocentesco. Il plesso centrale con cupola a tamburo ottagonale sormontata da lucernario cilindrico è del 1620. L’interno, rifatto barocco, è trinavato, con navate divise da grossi pilastri. Oltre ad una serie di buoni affreschi, vi si conserva unicona medievale del IX secolo, dipinta ad olio su pietra, che raffigura la titolare della chiesa e una Presentazione al tempio di scuola napoletana. Tre belle tele raffiguranti la Natività della Vergine, l’Assunta e l’Immacolata, sono attribuite a Nicola Malinconico, un pittore giordanesco dell’età barocca. Nelle vele della cupola, quattro dipinti ad olio su tela raffiguranti gli Evangelisti. Nella Valle dell’Eliano, sono presenti numerose grotte anacoretico-basiliane (di Scasacane, di Garda, del Capitolo, delle Lamie).

Sulla cima del monte San Marco, omonima chiesetta con resti di un cenobio basiliano e ruderi dell’oratorio medievale. Intorno, resti delle antiche fortificazioni. Su una rupe rocciosa, ruderi di un baluardo difensivo noto come castello della Pietra che appartenne ai de Mignac e agli altri feudatari successivi a lui. Venne fortemente danneggiato dalle truppe del generale Reynier ai tempi della conquista delle Calabrie, all’inizio del cosiddetto decennio francese.

Molto note sono le Grotte Sant’Angelo, costituite da un ampio sistema di gallerie carsiche stalattitiche con tracce di insediamenti preistorici. Numerose necropoli sono sparse su questo territorio. Un po’ sotto la cattedrale, a sud-ovest dell’abitato, dalla viva roccia sgorga un’acqua sulfurea che viene utilizzata dal complesso delle Terme Sibarite.

Vicino al villaggio Doria, c’è la Torre della chiesa, ampio edificio fortificato appartenuto ai Serra.

Sotto i ruderi del castello, si vuole sia nascosto un antico tesoro che consiste in una gallina e quindici pulcini d’oro. Per poterlo avere, è necessario mangiare un frutto di melograno senza lasciarne cadere a terra neanche un chicco.

Un metodo di divinazione popolare è offerto dal fuoco del focolare. Se la fiamma scoppietta, significa che qualche persona lontana sta parlando di noi ed indica buon augurio. Spesso si gettano al fuoco delle foglie di lauro o di olivo; se crepitano e si accartocciano, vuol dire che si è amati.

Quando i bambini soffrono di coliche, si suole calmare i dolori poggiando sul loro ventre la chiave della porta grande del Duomo.

Si dice siano stati numerosi, in passato, i casi di licantropia; l’origine si fa risalire al terribile e lontano giorno del 31 luglio 1210 quando una mandria di lupi invase il paese divorando numerosi bambini.

Si dice che il campanile con l’orologio che domina il paese fu eretto a tempo di record da strane figure a metà strada tra fuorilegge e fattucchiere, ecco perché ha proprietà paranormali: quando rintocca la mezzanotte gli uomini possono parlare con i morti e gli animali possono parlare con gli uomini.

Fuori dal paese e al fondo di un crepaccio c’è la Grotta della Rena davanti alla quale sono posti due enormi massi somiglianti ad un uomo e a una donna l’uno di fronte all’altra. Sono le figure pietrificate di un fratello e di una sorella che avevano un rapporto incestuoso; vennero maledetti dalla madre che invocò per loro una punizione divina esemplare.

Le ragazze che vogliono sposarsi si rivolgono alla Madonna di Loreto il giorno della sua festività (15 agosto) e recitano: "Madonna mia du Ritu, mannamilu nu buonu maritu, mannamilu jancu e russu, jancu e russu culuritu".

Vestito tradizionale: "Scarpe con fibbie d’argento. Cammisola rossa con pedana serica celeste larga un palmo. Curetto (al par di quella) senza maniche. Sinale di cambellotto. L’uomo ha brache nere di felpa, gilé nero di velluto. Giacca turchina vergata di nero; fascia di seta a varii colori. Cappello basso. Donne belle e simpatiche. Nel lutto, tutto è nero, forché il cammisotto, e di sopra indossano, ma abbazata, la veste di camelotto".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

ALARIO L.R., Canti d’amore, di lode e di sdegno nella lirica tradizionale del popolo di Cassano, Roma, Trevi, 1975;

IDEM, Natale, Epifania, Carnevale. Usi e costumi del popolo di Cassano, Spezzano A., 1972;

LANZA B., Monografia della città di Cassano e de rioni Lauropoli e Doria, scritta nel 1857 da Prato, Giachetti, 1884;

MINERVINI A., Cenno storico sulla chiesa cattedrale di Cassano e sua diocesi, Napoli, Ranucci, 1847;

RUSSO P. F., Storia della diocesi di Cassano al Ionio, Napoli, Laurenzana, 1964-69;

SALETTA V., Storia di Cassano, Roma, 1966.

 
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