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AMENDOLARA

Il paese è posto all'interno a 4 km dal mare. Ecco un altro centro legato ai profughi della guerra di Troia approdati sulle coste di questo mitico mare Ionio. La presenza dell'uomo nelle zone di Amendolara - che deve il suo nome alla copiosa produzione di ottime mandorle - si perde certamente nella notte dei tempi. Grazie a poche notizie e a ricerche effettuate nel 1930, continuate ed elaborate con grande impegno da Vincenzo Laviola nel 1959, sono stati individuati insediamenti precedenti alla venuta dei Greci e risalenti fino al Paleolitico, con un ciclico alternarsi di dominazioni e di civiltà fino all'arrivo dei Romani, le cui tracce risultano più consistenti. Nel VI sec. a.C. è già un attivo centro abitato con strade larghe, ma che scompare qualche decennio più tardi per motivi non identificati; forse trattavasi dell'antica Lagaria.

L'edificazione del primitivo nucleo dovette avvenire in località Paladino e Mancosa, sotto la collina di San Nicola ove sono emerse vestigia di centro civico con tracce di vari interventi di epoche diverse, tutto, come s'è detto, senza soluzione di continuità e secondo una concezione "urbanistica" e sistemi costruttivi riscontrabili a Mileto (Asia Minore) e a Sibari.

Una necropoli protostorica è stata scoperta in contrada Agliastroso-Piano della Lista con resti dell'età del Bronzo e della prima età del Ferro Le sue vicende feudali sono documentate dal 1215 anno in cui vi appare la signoria dei Ruggeri. Negli anni successivi vi figurano Tommaso de Barone e Ruggero dell'Amendolara al quale viene confiscato il patrimonio per aver parteggiato per la causa sveva appoggiando Corradino contro gli Angioini. Venne quindi ceduta a Jazzolino della Marra. In seguito, verso la metà del sec. XV, passò a Giovanni Sanseverino alla cui famiglia appartenne fino quando non fu coinvolta nella Congiura dei Baroni. Venne quindi concessa ai Carafa che a loro volta la perdettero per aver tramato contro il re e a favore del filo-francese Simone Tebaldi, durante il tentativo di rovesciare la corona, nel 1528.

Dopo varie ed ingarbugliate peripezie, Amendolara fu venduta ai Pignatelli. Il tentativo di diventare università demaniale e di condurre una propria autonomia dai feudatari, nel 1562, non ebbe vita lunga per cui, dopo appena quattro anni, la regia corte ne fece vendita al marchese di Oriolo, Marcello Pignone. Il figlio ne effettuò la vendita a Diana de Loffredo. Passò poi a Silvia Gambacorta e, nel 1627, ai Pignatelli, duchi di Bellosguardo che vi rimasero fino al 1806.

La chiesa di Santa Margherita, attuale parrocchia, appartenuta ai Domenicani, venne eretta nel sec. XV ma subì interventi diversi in tempi successivi. Della facciata colpisce il portale quattrocentesco costruito in pietra, con arco acuto goticheggiante. All'interno, molto interessanti sono gli affreschi che raffigurano San Leonardo Lettore e una santa martire, forse Margherita di Cortona, di scuola umbra della fine del '400. Interessanti anche un fonte battesimale del sec. XV con raffigurazione di Gesù e una croce astile processionale in argento decorata e figurata a getto e a sbalzo richiamante l'arte orafa senese del '400. Alle estremità dei bracci formati da lamine argentee unite con ornamento traforato e cesellato, sono posti dei medaglioni con figure aggettanti e lavorate a sbalzo. Sul "recto", in alto Dio Padre che benedice; ai lati due sante, una con corona e una che prega; in basso un'altra santa, forse Santa Margherita, al centro, crocifissione. Sul "verso", al centro, la Vergine col Bambino, ai lati i quattro evangelisti.

In contrada Liso si erge la quattrocentesca chiesetta dell'Annunziata edificata su un sostrato più antico appartenuto ad un tempio pagano forse di età classica. La navetta è con cupola con tipico schema medievale. Vi si notano lacerti di affreschi del sec. XV. Nella parte più bassa, resti di oratori e cappelle bizantine dedicate a San Giuseppe, San Giovanni, San Basilio, Annunziata e ai Greci. Nella cappella annessa al castello, resti di affreschi del '200 (Madonna, Cristo pantocratore, Crocifissione. A quanto narra Vincenzo d'Orsa, in questo paese v'era il culto di Santa Venere che si festeggiava il 27 luglio; le tracce di questa tradizione si potevano vedere nella chiesa dell'Annunziata nella cui volta erano affrescate le raffigurazioni del sole, della luna, dello zodiaco e di alcune divinità pagane riconducibili al culto egiziano di Iside, a dimostrazione della persistenza delle tradizioni greco-latine negli usi della Calabria Citeriore.

Alla vigilia della festa le signorine si recavano in chiesa, nude e avvolte in coperte, recitando: "Madonna mia Annunziata, si st'annu sugnu schitta (nubile) l'annu chi vene viegnu maritata". Alla festa di Sant'Antonio Abate, il 17 gennaio, gli animali da soma si lasciano riposare perch‚ quel giorno è dedicato ai contadini e ai massari.

Se la gallina imita il canto del gallo, la mala sorte è in agguato per cui si rende necessario ucciderla. Vestiti: "Vesti rosse. Zitelle col petto chiuso ed attillate; le maritate sporche, con poppe scoverte e nere". Il Padula annotava anche: "Si lavano il solo Capodanno. Donne belle".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

DE LA GENIERE J, Amendolara une ville antique aux environ de Sibaris, in "revue archeologique", 1967, 196-207;

IDEM, Scavi di Amendolara, in "Magna Grecia", 1969, n. 5;

GUZZO P.G., Studi locali nella Sibaritide: Amendolara: Vincenzo Laviola, in "Riv. di filologia ecc.", Torino, Loescher, vol. 103, fasc. 3;

PIZZUTI G., Le necropoli di Amendolara di V. Laviola, in "La Voce Bruzia", Cosenza, 27. III. 1978;

ROMA G., Insediamenti di epoca bizantina nel territorio del comune di Amendolara, in "Boll. Badia Greca di Grottaferrata", 1978 I;

IDEM, Cultura artistica medievale in Amendolara.

 
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