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TARSIA

Con sempre maggiore convinzione, storici locali, ritengono sia stata l’antica Caprasia, un villaggio che, in prosieguo di tempo, venne chiamato Tarsia, proprio come l’omonima famiglia cosentina che vi ebbe titolarità feudale. Ben presto entrò a far parte nel vasto stato del principe di Bisignano dal quale venne alienata, nel 1606, in favore di Vespasiano Spinelli marchese di Cirò, che, tra l’altro, vi ebbe concesso il titolo di principe nel 1642. Questa famiglia, comunque, vi rimase fino all’eversione della feudalità.

La parrocchiale, intitolata ai SS. Pietro e Paolo, contiene delle statue processionali, due campane del 1768 e del 1577, una statua di San Francesco di Paola del sec. XIX, un calice opera di Ascanio Patuogno del 700. Oltre all’ottocentesca chiesa di Santa Maria dell’Olivella merita una visita la chiesa della Madonna della Cintura e della Consolazione, della seconda metà del 700, con portale coevo. Vi si conservano, tra le altre opere, una statua della Madonna della Consolazione e una della Madonna della Cintura, entrambe dell’800, e una campana del 1550.

Presso la stazione ferroviaria, nel 1886 sono emerse vestigia dell’età classica forse appartenenti alla già citata Taurasia. In località Mandoleto, tra i vari reperti archeologici, è stata ritrovata una statuetta di Hirakles e un notevole pythos frammentario ionico-arcaico, decorato a rilievo su cui è riprodotto il mito di Eirakles e Pholos, ascrivibili al VI secolo a.C. e tuttora custodito al Museo Civico di Crotone.

E' tutta da ricercare la storia dell’abbazia benedettina di S. Maria di Camigliano, di cui si ha traccia già nel 1083 e che nel 1277 era citata come Ecclesia S. Mariae de Camiliano.

In località Ferramonti sono ancora visibili pochi resti del campo di concentramento fascista per ebrei, attivo negli anni quaranta. La caratteristica che lo contraddistingueva, a parte il sistema costruttivo dei capannoni del lager, la malaria diffusa e le zanzare ancor oggi presenti, era la particolare umanità del responsabile del campo, un maresciallo di Reggio Calabria, che, a guerra finita, ricevette addirittura il premio quale amico del popolo israeliano, tanto era stato comprensivo e tollerante nei confronti dei prigionieri. Visto quello che succedeva nei campi di sterminio nazisti, la cosa assume un rilievo davvero encomiabile.

Nella Grotta di San Giuseppe, dove nell'800 fu costruita una locanda, c'era la gallina con 12 pulcini d'oro tempestati di gemme; un drago li guidava durante le prime ore del giorno a cibarsi di piccoli sassi.

Costume tradizionale: "Sottana verde di londrino; corpetto di panno (o peloncino); in capo fazzoletto bianco o celeste. Di està sottana di teletta celeste, bordo e cinta rossa, corpetto di magramma; senza giacca, braccia nude fino al gomito, camicia con larghi merletti".

Tratto da L.Bilotto - Itinerari della provincia di CS

 

ALESSIO P., Alla ricerca della Calabria antica, Tarsia e Caprasia, Spezzano A., Trimograf, 1988;

CAPOGRECO C.S., Ferramonti, Firenze, La Giuntina, 1987.

 
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