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ROCCA IMPERIALE

Fondata intorno all’anno mille, fu scelta dall’imperatore Federico II per edificarvi un magnifico maniero onde farvi tappa durante i suoi viaggi tra la Sicilia e le Puglie; dal sito maestoso, prese il nome di Rocca Imperiale. La fortezza che vi sorse attorno, tra il 1220 e il 1225, fu edificata da maestranze locali e popolata da interi nuclei familiari a partire dal 1239. Non si pensi però che il primitivo borgo fosse del tutto protetto perché ancora nel 300, l’ospedale dei Cavalieri di Malta, era fuori della cinta muraria che, fino a tutto il 600, dal palazzo Militerni andava sino alla cosiddetta Porta di Mezzo; analoga struttura si snodava dalla parte nord-est. Il maniero, nel corso della sua lunga storia, subì pesanti aggressioni tra le quali, quella di Carlo lo Zoppo del 1296, ed una avvenuta durante il dominio aragonese, vi causarono consistenti danni.

Il castello, che ricorda quelli di Lagopesole e di Lucera, nel 1644, venne assediato ed incendiato dai Turchi senza però capitolare. Annesso al feudo di Oriolo nel 1463 appartenne ai principi di Salerno; poi, nel 1504, ai Guevara, indi ai Carafa di Stigliano nel 1568, ai Raimondi nel 1616 e ai Crivelli nel 1617. Più volte ampliato e ristrutturato, ha torri angolari, una rotonda con coronamento di tipo catalano aggiunta nel corso del 400, rivellini di difesa e ponte; inoltre, aggiunte murarie cinquecentesche.

Sempre nella parte alta del paese si erge la matrice dedicata a Maria SS. Assunta, fondata nel 400 ma con poche linee originarie superstiti. Belli il rosone sul prospetto, il piccolo campanile medievale a torre quadrata con bifore e decorazioni in stile normanno e frammenti romanici nei pressi della porta laterale. L’interno, rifatto nel 700, trinavato, è caratterizzato da un notevole polittico secentesco con sculture lignee e pitture moderne ridipinte su opere più antiche. Nella navata sinistra (primo altare) è posto un crocifisso ligneo del 600. Vi si conserva ancora un frammento di scultura in marmo locale con bassorilievo del 400.

In località Sant’Antonio è posta l’omonima chiesa bizantineggiante già dei Conventuali. Al portone d’ingresso, due valve a scomparti con intagli a bassorilievi con figure e stemmi, modellati nel 1615. All’interno, scultura lignea del XVI secolo raffigurante la Madonna col Bambino di scuola ispano-napoletana; inoltre, frammento di crocifisso ligneo cinquecentesco.

Nella chiesa della Congrega di San Giovanni Battista, ciborio ligneo intagliato, dipinto e dorato, con decorazione di fiori, opera di intagliatori regionali del 700.

Il vestito tradizionale prevedeva: "Uomo. Scarpe. Calze bianche con ghette di cotone (malcatigno) turchino. Brache di felpa nera di Taranto; gilè bianco; giacca di malcatigno nero. Scozzetta e cervone con lunghi nastri. Mantello carbellise monacale. Donne. Scarpe, calze bianche, gonna di malcatigno turchino. Corpetto di magramma senza maniche con la sola camicia merlettata, che scopre metà del petto. D’inverno si porta il juppune che chiude tutto. Il grembiule non si porta da nessuna, tranne dalle serve e dalle campagnole. In testa la tovagliella. All’orecchie i cerchioni (ciarcielli). In caso di lutto sulla gonna di malcatigno si mette il criettu (corruzione di curiettu) tutto nero e un velo nero sulla tovagliella. Nel lutto forte il solo velo, e dicesi velu traviersu".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

ISNARDI G., Alla scoperta della penisoletta, in "Le vie d’Italia", T.C.I., Milano, 1963, n. 1.

 
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