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PIETRAFITTA

Di tratta di una delle 21 Baglive di Cosenza che seguì le stesse sorti degli altri casali; era divisa in cinque borghi (Pietrafitta, San Nicola, Vallone, Cona e Franconi) successivamente accorpati in uno. Uno dei momenti storici che i opportuno ricordare riporta all’anno 1553 e si riferisce alla bellicosità dei paesani; per gravi disordini e liti sorte, fu investito addirittura il viceré che inviò degli uomini armati per sedare le rivolte. Si registrarono quindici morti. Qualche giorno più tardi, 18 persone furono impiccate e 16 tagliate a metà.

La chiesa di San Nicola di Bari di origini antiche, testimoniate da elementi architettonici superstiti, presenta un portale esterno ben elaborato ma, purtroppo, in pessimo stato; al di sopra i posto un magnifico rosone del 400. Il campanile è completamente isolato dal resto della struttura e custodisce una campana di bronzo che reca la seguente iscrizione: "magister Joannes Mauro a Grimaldi, A.D. 1750". La chiesa venne eretta avendo come modello la facciata del duomo di Cosenza. Il terremoto del 1638 arrecò gravi danni all’edificio che venne rinforzato con l’ingrossamento delle colonne. L’interno è a tre navate; il soffitto a cassettoni di legno decorato, è stato restaurato nel 1742. Nella navata sinistra, il primo altare, in pietra scolpita in maniera mirabile, venuto alla luce in seguito ad alcuni scavi, perché precedentemente inglobato nella muratura, custodisce una tela del Rinaldi dipinta nel 1908 e raffigurante l’Assunta con San Nicola e Santa Lucia; accanto, piccola tela del Battista di S. Tancredi; di fronte, acquasantiera in tufo del 1742; più avanti, cappella con bella tela del 700 su cui Domenico Oranges ha effigiato San Michele Arcangelo; la terza cappella ha un maestoso ingresso in pietra scolpita in stile barocco, ed è dedicata al crocifisso; l’altare in legno lavorato custodisce un crocifisso cinquecentesco; segue statua della Madonna del Rosario di G. Stuflesser. In fondo alla navata sinistra, cappella di San Francesco di Paola con statua di quercia del santo e affreschi con lo stesso soggetto del Tancredi. Sull’altare maggiore, portato da Bari nel 1937, tela raffigurante San Nicola di Bari di Cristoforo Santanna del 1790. Sulla navata destra, un San Vincenzo Ferreri del Rinaldi dipinto nel 1906. In sagrestia, fonte battesimale del 1742.

La chiesa dell’Immacolata, oggi dedicata a Sant’Antonio e tenuta dai frati Minori, custodisce un bel crocifisso seicentesco attribuito, a frate Angelo da Pietrafitta, ed è posto al centro dell’altare. La chiesa, ad una sola navata, possiede un cappellone a sinistra che contiene tre altari sui quali sono poste tre statue (Sacro Cuore, Immacolata, Sant’Antonio). Il coro è in legno. In sagrestia, Miracolo della Porziuncola , tela di Cristoforo Santanna; Madonna del Carmine con anime purganti di Rocco Ferrari del 1893; tavola dell’Addolorata che sicuramente faceva parte di un’opera più grande successivamente mutilata e frazionata, probabile opera del Santanna; tele di ignoti del 700 raffiguranti San Francesco e l’Eterno Padre. Inoltre, bella croce reliquiario con intarsi in madreperla. Il soffitto ligneo è opera di intagliatori locali del 700. Non più in loco, ma facente parte del patrimonio della chiesa, era un polittico settecentesco con sei figure di santi effigiati ad olio su tavola.

In località Canale, avanzi della chiesetta di San Martino di Canale. Di fondazione medievale e di stile bizantino, appartenente ad una grangia di monaci Basiliani, dipendeva dall’abbazia florense. Originariamente era formata dall’abside e da due cappelle laterali delle quali ne è superstite solo una. La sua importanza è dovuta al fatto che nel 1202 vi trovò la morte l’abate Gioacchino mentre dirigeva dei lavori di riadattamento.

Costume tradizionale: "Due scrime e cànnoli. Sottana rossa, poi gonna verde o rossa. Pettiglia e giacchetta. Orecchini. Fazzoletto con due nodi sotto il mento".

Qualche curva sulla strada per Cosenza e si giunge al Santuario di Sant’Ippolito, eretto nell’omonima frazione del Comune di Cosenza. Durante i festeggiamenti (festa votiva), che hanno luogo l'8 marzo, si porta in processione una singolare statua di cartapesta del santo a cavallo. L’interno è mononavato; a sinistra, dipinto raffigurante Santa Lucia; più avanti, Sant’Ippolito trainato da due cavalli, olio su tela di Rocco Ferrari del 1912 che proprio in questo borgo trascorse gli ultimi anni della sua vita. Sulla destra, olio su tela raffigurante la Madonna del Porto; segue San Francesco di Paola; un reliquiario con ossa di Sant’Ippolito; Crocifisso in cartapesta. Sull’altare maggiore, Sant’Ippolito a cavallo, senza data né firma, ma sicura opera di Rocco Ferrari.

Lo stesso pittore affrescò, nel 1911, la volta del navata ritraendovi San Michele Arcangelo. Nei pressi dell’abside, bella statua lignea di Sant’Ippolito con baldacchino; sul soffitto dell’abside, Sant’Ippolito accolto dagli angeli di S. Presta.

In questo villaggio il giorno delle nozze, gli amici degli sposi offrivano la pitta (focaccia) agli amici della sposa; era detto il cullaccio, un pane rituale che la sposa provvedeva a spezzare e distribuire. A celebrazione avvenuta, la suocera aspettava la nuora sull’uscio e le consegnava le chiavi di casa.

Costume tradizionale: "Due scrime e cànnoli. Sottana rossa, poi gonna verde o rossa. Pettiglia e giacchetta. Orecchini. Fazzoletto con due nodi sotto il mento".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

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