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PIANECRATI

Il paese è legato alle note e funeste incursioni saracene sulla città capoluogo che causarono l’esodo dei suoi abitanti e la conseguente nascita dei cosiddetti casali, ma vanta anche origini leggendarie. Si dice che una statuina di Santa Barbara rinvenuta presso un dirupo, era pesantissima per chiunque cercasse di trasportarla e diventava leggera per un abitante di Pianecrati. Può anche darsi che sia stata una comunità di segantini a fondare questo centro tra il Crati e il torrente Albicello.

Piane Crati è un piccolo insediamento che sorge su una breve ondulazione in riva sinistra del Crati, ai margini di una strada che va a congiungersi con i casali che gli stanno vicini immediatamente a sud. Presenta la caratteristica di avere il più piccolo territorio comunale di tutta la Calabria. Le case si dispongono ai margini della strada senza particolari emergenze, a parte la parrocchiale e un discreto palazzotto. In passato, considerando la sua posizione topografica, veniva chiamato Le Piane.

La parrocchiale è ovviamente dedicata a Santa Barbara. Si tratta di una costruzione recente a base rettangolare con torre campanaria quadrata. All’interno, statue lignee dedicate a Santa Teresa (sec. XIX), Immacolata (sec. XIX), Ecce Homo (sec. XVIII), Madonna del Carmine (sec. XVIII-XIX), Sant’Antonio da Padova (sec. XIX), Santa Barbara (sec. XIX). La statua della Madonna del Rosario è in porcellana e seta dell’800. Inoltre, altare maggiore in marmo del sec. XX; bancone di sagrestia, acquasantiera e pila di marmo del 700. I dipinti raffiguranti rispettivamente la Decapitazione di Santa Barbara e la Madonna col Bambino che dona il cuore di Gesù a Santa barbara, sono di ignoti dell’800. Degno di nota è un ciborio ligneo settecentesco in ebano con ricche decorazioni, intarsi di tartaruga e vetri colorati; pur se viene genericamente definito frutto di intagliatori meridionali, occorre soffermarsi sul fatto che in questo paese era attivo un convento di Cappuccini soppresso dalle leggi napoleoniche e che, sicuramente, il ciborio proveniente da quella chiesa è ascrivibile ad arte monastica del sec. XVIII. Questi monaci erano giunti nel piccolo borgo nel 1614 data di costruzione della loro chiesa dedicata a San Francesco. Dopo la soppressione il convento divenne un’abitazione privata.

Costume tradizionale: "Due scrime e cannoli. Sottana rossa, poi gonna verde o rossa. Pettiglia e giacchetta. Orecchini. Fazzoletto con due nodi sotto il mento".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 
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