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MONTALTO UFFUGO

Si tratta dell’antica Uffugium citata da Tito Livio, distrutta durante le incursioni saracene e riedificata su un colle, onde il nome di Montalto. Nell’XI secolo, vi si insediarono i conti Ruffo i quali vi edificarono un castello e la cinsero di mura. L’accesso al paese avveniva tramite sei porte ben difese. Nel periodo aragonese, passa alla famiglia d’Aragona col titolo di ducato. La vita religiosa, oltre che dall’esempio della carità cristiana, fu anche caratterizzata da una notevole effervescenza culturale per l’apporto di ben 4 ordini religiosi maschili (Carmelitani, Domenicani, Minimi e Cappuccini) ed uno femminile (Clarisse). Vi ebbero i natali, tra gli altri, il pittore Rocco Ferrari, allievo prediletto del Perricci e suor Elena Aiello (la Monaca Santa).

La chiesa di San Francesco di Paola e il relativo convento vennero iniziati nel 1516 e completati nel 1540 per volere di Ferrante d’Aragona, duca di Montalto; il convento divenne agibile nel 1559, ma subì rimaneggiamenti nei sec. XVII e XVIII. Al giorno d’oggi, vi dimorano gli Ardorini. La facciata della chiesa, rifatta nel 700, ha un portale in pietra di Montalto lavorato da artieri del posto. Del chiostro in pietra, sono rimaste solo due ali con ampie arcate sorrette da pilastri poligonali. L’interno è ad una sola navata e contiene le seguenti opere d’arte: sulla parete destra, crocifisso in cartapesta, seguito da un dipinto che raffigura San Francesco giovane, Dio Padre e altro francescano. Accanto all’ingresso, due acquasantiere di marmo. Sulla parete sinistra, statua lignea di San Giuseppe; dipinto raffigurante la Madonna e San Francesco; tela raffigurante don Bosco di Nella Ferrari (a. 1935). Nei riquadri, santi francescani. Più avanti, lapide sepolcrale degli Alimena, decorata a tarsie marmoree policrome e pietre dure con lo stemma di famiglia e trofei dell’Ordine di Malta dell’anno 1764. Sulla destra, celeberrimo dipinto ad olio su tavola raffigurante San Francesco di Paola che, secondo qualcuno, rappresenterebbe un ritratto dal vero del santo. Secondo Romano Napolitano, venne prodotto tra il 1519 ed il 1543 da Bastiano Sangallo (dalla Soprintendenza è datato 1482). Il dipinto i racchiuso in una bella cornice intagliata eseguita da Alfonso de Munno nel 1925. Sull’altare Maggiore, Annunciazione di Cristoforo Santanna dipinta nel 1787 e restaurata da Rocco Ferrari nel 1910. Inoltre, Assunzione tra i SS. Luigi e Francesco Saverio opera del 1805 di A. Granata che nello stesso anno, ha dipinto l' Estasi del beato Nicola Longobardi.

Tra le altre opere in legno si segnalano: gruppo scultoreo raffigurante la Pietà (sec. XVIII), busto di San Francesco di Paola (sec. XVIII), crocifisso (sec. XVIII). La chiesa di Santa Maria della Serra il cui nome è dovuto probabilmente all’immagine, ritenuta miracolosa, della Madonna della Serra, opera del XIV secolo, venne consacrata nel 1227, ma interamente rifatta a partire dalla fine del XVIII secolo. Il rifacimento è dovuto a maestranze (scalpellini, stuccatori ed ebanisti) di Rogliano, ove risiedevano gli specialisti più quotati della regione, primo tra tutti Nicola Ricciullo, artefice principale dei lavori. L’imponente facciata, in calcare scolpito di Montalto, in barocchetto classico, è preceduta da una vasta scalinata che si conclude con uno spazio davanti ai tre portali in pietra settecenteschi.

L’ultima trasformazione, su progetto dell’arcè. Domenico Miceli da Longobardi, risale al 1854; le volte vennero rifatte a stucchi da Pasquale Berlingieri. All’interno, bella scultura lignea dedicata alla Madonna della Serra, in stile bizantineggiante scolpita, con ogni probabilità, nel XII secolo. Si dice che nel XIII secolo, fosse conservata nella chiesa dell’Assunta che oggi non esiste più e che si elevava nella vecchia piazza del paese. Si racconta ancora che per tre volte la statua scomparve per essere ritrovata sul colle della Serra ove, per tal motivo, si decise l’edificazione di una chiesa. La statua della Madonna, assisa in un trono con tre cuspidi, è scolpita a tutto tondo e a figura intera, in un unico pezzo di cedro. Il soffitto ligneo a cassettoni con dorature in oro zecchino su fondo azzurro e rosso pompeiano, è opera di Giovanni Stancati. Notevoli sono anche il coro ligneo intagliato nel 1751 da Giovan Battista Altomare e la conca battesimale.

Attualmente, vi sono conservate due sole tele; la prima raffigura una Sacra Famiglia ed i stata dipinta da Rocco Ferrari nel 1902, l’altra è opera di scuola provinciale del 700.

La chiesa di San Domenico, edificata nel 1456 da Simone Alimena, ricostruita nel Settecento, presenta una bella facciata barocca in pietra calcarea montaltese. All’interno, pala d’altare con santi domenicani di bottega napoletana del 600; pannelli dipinti ad olio su tela raffiguranti l’Immacolata, Santa Chiara, Santa Filomena; poi, busti lignei dei SS. Pietro Martire e Tommaso d’Aquino; Crocifisso ligneo modellato a tutto tondo nel sec. XIX. Nella settecentesca chiesa dei Cappuccini, o di Sant’Antonio, altare maggiore e due altarini minori barocchi decorati con stucchi colorati ad imitazione del marmo. Interessante la pala d’altare dipinta ad olio su tavola nel 600, raffigurante la Madonna degli Angeli, recentemente attribuita ad Ippolito Borghese; inoltre, crocifisso ligneo di ignoto settecentesco scolpito a tutto tondo e a tutta figura. Nella secentesca chiesa del Carmine, rifatta nel secolo successivo, portale in pietra locale, opera di scalpellini del 700 e stemma marmoreo della stessa epoca dei principi Pignatelli decorato a tarsie policrome.

Nella cappella degli Alimena, trovavasi un olio, su tela di Mattia Preti raffigurante San Martino. Nella Piazza Vecchia, casa Caselli, di costruzione quattrocentesca, in stile durazzesco con portone sormontato da stemma feudale (grifone alato) del 400. Al Largo Ravezzano, palazzo Ruffo, con stemma in pietra degli Aragona, duchi di Montalto.

In questo paese più che in altri cera l’usanza di segare la vecchia il giorno di San Giuseppe. La vecchia rappresenta la quaresima, segarla significa mandar via l’inverno e facilitare l’arrivo della primavera. Purtroppo a fare le spese di questo rituale erano le persone anziane che spesso venivano beffeggiate per strada con canne agitate a mo’ di sega.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

NARDI C., Notizie di Montalto in Calabria, Genova, Di Stefano, 1954;

NAPOLITANO R., Montalto Uffugo nella tradizione e nella storia, Napoli, Laurenziana, 1992;

ROMEO L., Montalto Uffugo dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, Cosenza, Ed. Progetto 2000, 1992.

 
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