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LATTARICO

Di questo paese posto ai piedi della Serra Pantanolata, le origini sono ignote, ma potrebbe anche trattarsi dell’antica Hetricoli citata da Tito Livio e di probabile origine bruzia. Ogni altra notizia è avvolta dall’oscurità fino allo scorcio del 400 quando appare facente parte del vasto stato dei Sanseverino. Nel secolo successivo appartiene ai Barracco, successivamente agli Spinelli, quindi a Conclubet e dal 1733 fino al 1806, ai Marsico di Altilia. Questo paese vanta di aver dato i natali a papa Innocenzo XII; la prova sarebbe fornita dai registri parrocchiali delle nascite del sec. XVII.

In cima al paese era il Convento dei Minimi eretto nel 1585, ma le discordie tra i frati e la famiglia Mele, provocarono l’allontanamento dei religiosi. La chiesa dell’Immacolata, a croce greca, con una cupola costruita negli anni 60 al posto del campanile, ha un bel portale litico con arco a tutto sesto e campaniletto a ventola impostato sulla trabeazione (nel timpano). A destra, statue di San Francesco di Paola e San Giuseppe col Bambino, più avanti, statua lignea del 700 raffigurante San Rocco. Sul lato sinistro, belle statue settecentesche in legno, raffiguranti rispettivamente Santa Lucia e la Madonna del Rosario. In sagrestia, tela di anonimo su cui è effigiata l’Immacolata (sec. XIX) e statua della Madonna del Pettoruto, opera in legno di artista ottocentesco.

La parrocchiale sotto il titolo di San Nicola di Bari, un tempo cappella privata dei Marsico, era annessa al vasto complesso di cui era composto il palazzo baronale. La costruzione presenta elementi residui quattrocenteschi sopravvissuti ai restauri del 1547 (la data è incisa sul primo pilastro di sinistra). L’interno è a tre navate. A sinistra, fonte battesimale litico con baldacchino ligneo; a destra, resti del colonnato in tufo del 1567 che, originariamente, era più esteso e doveva costituire un mirabile esempio dell’abilità raggiunta dalle maestranze provinciali. Al di sotto del primo arco, statue di San Francesco e dell’Addolorata. Più avanti, bel ciborio litico del sec. XVII addossato alla parete con figure a bassorilievo raffiguranti la SS. Trinità (in alto sulla cimasa, Dio Padre; al centro la colomba dello Spirito Santo; in basso Cristo deposto); ai lati, San Pietro Apostolo e San Nicola di Bari. In basso, ai lati, a sinistra, stemma dei feudatari (due stelle con fili che reggono un tronco), e a destra, stemma del paese (gallo palmato). A lato, cappella di San Nicola con statua del santo, Cristo nella bara e statua in cartapesta Dell’Immacolata. Sull’altare maggiore, bel crocifisso ligneo del sec. XVI. Infine, busto reliquiario ligneo di San Nicola del sec. XX.

Il vecchio campanile non esiste più. Sembra che la chiesa sia stata eretta su due strati precedenti; recenti rilievi e saggi aiuteranno a rispondere agli interrogativi sulla natura di queste testimonianze preesistenti. A Lattarico si crede che il giorno di San Paolo (29 giugno) tutti i serpenti vecchi corrano verso il mare per lasciarsi annegare (per le credenze popolari sui serpenti, vedi Lago e Mendicino). Su uno sperone vicino al torrente che confluisce nel Coscinello, sempre alle falde della Serra Pantanolata, si erge REGINA, frazione di Lattarico, la cui importanza, in passato, doveva sicuramente essere maggiore di quanto non appaia oggi.

Nella chiesa parrocchiale, è ancora visibile una parte del portale in pietra scolpita con raffigurazioni di un leone, tralci di vite e grappoli d’uva, opera di scalpellini locali del sec. XVII; della medesima fattura e stile è il rosone a raggiera. A testimoniare i suoi momenti di maggior prestigio rimangono, oggi, i ruderi del monastero di San Benedetto di fondazione medievale, e il castello che ospitò i feudatari locali. In questo paese ha luogo una processione simile a quella di San Nicola di Sartano (frazione di Torano) con la differenza che a Regina è detta festa di tamarri perché viene organizzata da contadini che alla fine danno vita ad un pantagruelico banchetto.

A Lattarico i contadini attendono in piazza l’arrivo della processione con i buoi, che portano appesi alle corna pani e nastri rossi destinati ad essere benedetti e poi distribuiti. Si dice che un tempo Regina fosse un paese idilliaco dove si viveva in pace e prosperità. Ma durante una processione del Corpus Domini un uomo violento, tal Brunelli, osò spezzare in due la croce che portava la principessa Pignatelli perché non rispondeva positivamente alle sue richieste d’amore. Lo zio della giovane era nientemeno che papa Innocenzo XII il quale non mandò giù l’offesa fatta alla nipote e scomunicò non solo l’autore della bravata ma tutti i compaesani che, a suo parere, non avevano fatto nulla per impedire quell’umiliante scena. Una delegazione recatasi in Vaticano per ottenere il perdono del pontefice ottenne la revoca della scomunica che però avrebbe avuto efficacia solo dopo che una lettera consegnata nelle loro mani fosse stata letta in paese alla presenza di tutti. La curiosità ebbe il sopravvento, e, lungo la strada di ritorno, si tentò di conoscere anticipatamente il messaggio, ma tuoni e fulmini improvvisi lo impedirono. Lo stesso avvenne al loro ritorno a Regina: appena si cercò di aprire la lettera si scatenò la fine del mondo per cui i reginesi, terrorizzati, decisero di bruciarla onde evitare guai peggiori. Ma le cose da allora cambiarono.

Costume tradizionale: "Verde con corpetto e pettiglia. Maniche staccate con mostre. Parte sinale e parte vantera".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

LATTARICO spigolature di storia e tradizioni, a cura della Scuola media N. Misasi, ivi, 993.

 

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