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LAINO CASTELLO

Ad appena 1,6 km da Laino Borgo appare un paese in via d’estinzione. Nota sotto i Longobardi perché sede di un guastaldato, mantenne il suo prestigio anche sotto gli Angioini che vi eressero una fortezza. Venne sottoposta alla contea di Lauria sotto il casato di Cardenas. L’abitato è ancora cinto da resti di mura fortificate.

La chiesa di San Teodoro (matrice), a pianta centrale, è di origine bizantina, ma è stata più volte rimaneggiata nel corso dei secoli. Conserva all’interno una mirabile opera d’arte; si tratta di un trittico rinascimentale su tavola con figure dipinte ad olio su fondo oro, che raffigura la Madonna in trono con ricca veste a broccato doro seduta in trono e incoronata da due angeli; ai lati, San Teodoro, con mantello corazza e lancia, su un cavallo bianco, e San Girolamo seduto con abito da alto prelato; l’opera, attribuita a Pietro Befulco, è del 1500; restaurata alla fine degli anni 70 presso la Soprintendenza di Cosenza, non ha una collocazione definitiva per cui non si è sicuri di trovarla in questa chiesa. In tal caso vuol dire che è custodita presso la pinacoteca di Palazzo Arnone nella città capoluogo.

A proposito di una sua attribuzione, il Cappelli vi intravedeva un prodotto dell’arte umbro - marchigiana; lo stesso avanzava l’ipotesi che potesse trattarsi di un dono di qualche esponente della famiglia Cardinas, succeduta ai Sanseverino nel feudo di Laino ai primi del 500, magari di colui il quale si recò a Bologna nel 1529 per assistere all’incoronazione di Carlo V e che, di ritorno, portò con sé il dipinto. Altre opere conservate nella chiesa sono: un coro e alcune statue lignee del 700.

La chiesa di Santa Maria delle Vergini è del sec. XVI; contiene una conca di acquasantiera in pietra decorata a bassorilievo da Francesco de Sicignano nel 1512. La chiesa del Suffragio custodisce una statua lignea raffigurante la Madonna del Suffragio di bottega provinciale del 600. Nei due Laino, la sera, quando si va a letto, si pone la cenere sulla brace e vi si lascia il segno di croce.

La notte di Natale, vi era l’usanza di trasferire in chiesa le pietanze natalizie ove si potevano comprare e poi consumare. Si pensava che, dopo la mezzanotte, la Madonna col Bambino andasse a visitare la mensa delle famiglie assaggiandone le pietanze preparate per l’occasione. Si lasciava il fuoco acceso perché la Vergine potesse stendere i pannolini di Gesù per asciugarli.

Quando due giovani si sposavano, il padre dello sposo metteva il suo cappello in testa alla zita e la baciava; se al suo posto si presentava un galantuomo, ripeteva le stesse cose. La prima notte, si faceva di tutto per scoraggiare lo sposo; per esempio lo dividevano dalla moglie, gli si riempiva la stanza di fumo, lo facevano coricare con una vecchia. Si vuole che il fiume Lao scorgasse dal monte Pollino durante il terremoto che seguì alla morte di Cristo in Croce. Vi si rappresenta la Giudaica, sacra rappresentazione popolare della Settimana Santa che affonda le sue radici in un passato non proprio prossimo, essendo documentata sin dal 500. Oltre all’indubbia suggestione già insita nell’evocazione della Passione di Cristo, è l’atmosfera particolare che si avverte a colpire il visitatore.

Il teatro e il protagonista della vicenda è l’intero paese che partecipa in modo corale con ruoli e funzioni prestabilite così che, determinati personaggi vengono sempre interpretati da appartenenti alle stesse famiglie che ne trasmettono anche il diritto agli eredi. Altra particolarità è che un testo così colto venga recitato anche da artigiani ed operai, purché residenti nel paese, mentre i contadini che abitano in campagna ne vengono esclusi.

Vestito tradizionale: "Uomini e donne con panni carbellisi senza tingerli. Panno con orlo blu in capo; non scarpe, ma zoccoli alle donne. Uomini hanno porcina e cervone".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

CAPPELLI B., La chiesa di San Teodoro a Laino Castello, in "Brutium", n. 11, 1929.

 
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