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DIPIGNANO

Le prime notizie di DIPIGNANO risalgono al 977 quando venne occupata dai profughi cosentini sfuggiti alle incursioni saracene e che affollarono prevalentemente le zone dell’attuale Presila. Tuttavia l’area dove sorge l’attuale centro fu luogo abitato sin dal sec. VIII; di questo periodo è l’area cimiteriale situata sotto il santuario dell’Ecce Homo. Da allora seguì le vicende feudali di Cosenza venendo dominata da Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli e Francesi. Questi ultimi nel 1807 ne facevano un capoluogo di governo comprendente anche le sue frazioni di Tessano, Laurignano e i comuni di Carolei, Domanico e Paterno. Tuttavia per il breve periodo dal 1644 al 1647 rimase infeudato, come tutti i casali, al granduca di Toscana. Si parte da Cosenza dalla Piazza Riforma e dopo 3 Km. si giunge a Laurignano dove si eleva la bella mole del santuario della Madonna della Catena.

Questo culto risale al 1300; l’eremita Raffaele Antonio Falcone fonda la chiesa nel 1850. Agli Eremiti, sostituiscono i Passionisti nel 1906. Nel 1929 viene posta la prima pietra della nuova ed attuale chiesa. Negli anni cinquanta sorge anche il complesso edilizio ad esso annesso. Nel 1964 papa Paolo VI conferisce al santuario il titolo di basilica minore. La porta centrale è costituita da otto pannelli di legno intagliato a rilievo eseguiti nel sec. XX da Obleter. L’interno presenta molti affreschi di Lucillo Grassi, artista che abbiamo già notato nella chiesa di San Pietro di Mendicino, che vi ha lavorato per tre anni, dal 1942 al 1944. Eccone le raffigurazioni: L’Allegoria della fede, l’Allegoria della carità, l’Allegoria della speranza, San Tommaso d’Aquino, Santa Gemma, San Paolo della croce, la Sacra Famiglia, San Michele Arcangelo, San Gabriele dell’Addolorata, Crocifissione, San Francesco di Paola attraversa lo Stretto di Messina, I grandi devoti della Madonna, la Redenzione.

Poi i dipinti ad olio su tela: la Madonna della Catena opera di Salerno del 500, la Madonna del Carmine di Sicoli, l’Angelo custode, San Gabriele Arcangelo, San Luigi Gonzaga, fra Benedetto col teschio, San Michele Arcangelo, la Madonna della Catena, l’Apparizione della Madonna a fra Benedetto di Aloisio del 1865, fra Benedetto insegna il catechismo, fra Benedetto alla fontana, fra Benedetto dopo la vestizione, fra Benedetto e l’icona della Madonna ancora di Aloisio del 1862, Sant’Antonio da Padova. Vi si conservano ancora: una statua in legno della Madonna della Catena modellata nel 1954 dal Perathoner, un crocifisso in cartapesta opera del 1941 dell’artista Manso, una statua lignea dell’Immacolata, una statua lignea del 400 raffigurante la Madonna col Bambino. Inoltre, 14 pannelli in bronzo con le stazioni della Via Crucis opera del Galeotti del XX sec.; lo stesso artista ha scolpito 2 acquasantiere in marmo bianco ed un altorilievo della Madonna della Catena sempre del sec. XX.

A due chilometri dal santuario troviamo la frazione Tessano fondata nel X secolo dalle famiglie cosentine De Pasquale e Rossi, dove, compressa tra alcune costruzioni, si erge la chiesa di San Francesco Saverio di origine settecentesca. Certamente apparteneva alla struttura del monastero delle Cappuccinelle eretto a cura di Scipione Cappella e Lucrezia Pascale nel 1606. Mostra un portale in tufo ben decorato a grande rilievo con varie raffigurazioni. Sulla sinistra, il campanile. L’interno, a forma rettangolare, è ad una sola navata con volta ribassata; contiene due affreschi: la Decapitazione di San Giovanni Battista, e San Francesco Saverio che predica alla gente; inoltre un dipinto del Gagliardi raffigurante San Francesco Saverio, ed una statua dello stesso santo.

Sempre a Tessano troviamo la chiesa di Santa Maria Assunta più volte rimaneggiata dai vari terremoti che, nel corso dei tempi, hanno afflitto queste zone. L’esterno è caratterizzato da un portale in tufo con arco a tutto sesto sovrastato da un timpano decorativo che mostra al centro uno stemma gentilizio. Sulla facciata del campanile eretto sul lato destro in unico blocco e culminante a vela, sono state incorporate figure di angeli in tufo emersi da lavori di scavo. L’interno, mononavato, contiene i seguenti dipinti ad olio su tela: Santa Maria Assunta, l’Annunciazione, Sant’Antonio e la Pietà. Inoltre: una statua di Santa Lucia in cartapesta, un crocifisso sempre in cartapesta ed una statua dell’Assunta in legno.

Congedandoci da questo luogo, e percorrendo una strada che lasciando gli uliveti, incontra i castagneti, lungo la quale destate si svolge il tradizionale convento dei Cappuccini, considerato il protoconvento dell’ordine in provincia di Cosenza. Fondato nel 1533, dopo 278 anni di proficua attività religiosa, fu soppresso nel 1811 dalle leggi napoleoniche. Successivamente appartenne alla famiglia Marini Serra che lo trasformò in abitazione. Ormai è solo un rudere.

Finalmente si giunge a Dipignano paese di antichissima tradizione artigiana per la lavorazione del rame, ancora rappresentata da calderari e ferrai. Risale al 1200 un’emigrazione dei calderai che si muovevano in tutt’Italia a diffondere la loro arte, giungendo anche fino a Ponti (Alessandria).

Da evidenziare la grande festa del polentone che nel 1966 fu festeggiata in modo solenne a Dipignano, dando inizio ad un solidale gemellaggio tra i due centri. Si inizia la visita dal santuario dell’Ecce Homo (chiesa e convento di Santa Maria delle Grazie) edificato nel XV secolo, o, forse, ancor precedentemente dai Minori Osservanti. Dopo la sua soppressione, nel 1860, il convento fu riutilizzato come sede della pretura e di uffici pubblici provocando la dispersione ed il saccheggio delle opere d’arte ed arredi che vi erano conservati. A causa di continue manomissioni e rifacimenti, era, fino a pochi anni fa, appesantito da una sovrastruttura barocca. Dopo i recenti restauri, sono riemerse le antiche linee originali in stile gotico francescano. Belli il portico con archi in tufo ed il campanile. All’interno si possono ammirare: un olio su tavola raffigurante la Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina attribuito a Dirck Hendricksz, un olio su tela del 1718 raffigurante l’Immacolata, un dipinto di San Giovanni Evangelista, olio su tavola, e un dipinto della Madonna, olio su tavola. Particolarmente pregiata è una statua della Madonna delle Grazie modellata da artista della scuola del Gagini nel 1578. La statua lignea secentesca dell’Ecce Homo attribuita a frate Umile da Pietralia, ma probabile opera di frate Angelo da Pietrafitta, oltre all’indiscusso pregio artistico, è ritenuta immagine miracolosa.

In passato, quando lunghi periodi di siccità minacciavano fame e carestie, i dipignanesi solevano portare in processione la venerata statua per auspicare la pioggia. Era necessario però girare un po’ alla larga dalla chiesa dei Cappuccini dov’era posto un dipinto raffigurante la Madonna perché una volta che il corteo le era passato vicino, la statua era diventata così pesante da non consentire il prosieguo della festa; era segno che Cristo aveva voluto stare vicino alla madre. Preziosa anche un’acquasantiera in marmo bianco del 1575. Vi sono ancora custoditi: un crocifisso in bronzo del XX secolo, un altro in legno del XVII sec., una statua lignea di San Francesco d’Assisi, due statue lignee di Sant’Antonio (sacrestia), entrambe del periodo barocco, e due tele di fine Seicento raffiguranti San Pasquale di Baylon e Sant’Antonio da Padova. Il coro ligneo è del 1858. Sotto il presbiterio del santuario è visibile un’area sepolcrale con loculi scavati nella roccia; attualmente vi è stato allestito un modesto museo che conserva arredi ed oggetti sacri, oltre ad una campana del 1680. La parrocchiale, dedicata a San Nicola di Bari, è al centro del paese. L’interno è a tre navate e vi fa spicco l’altare maggiore riccamente adornato con stucchi policromi. Gli affreschi, del 1863, sono cinque: La visita dei Re Magi, San Nicola calma la tempesta, il Cenacolo, San Nicola al Concilio di Nicea, medaglioni raffiguranti gli evangelisti, tutti del 1893. Inoltre, l’effigie di San Nicola dipinta dal Greco nel 1932; dello stesso artista è La Madonna col Bambino e Sant’Anna e la Madonna di Pompei, tutti e tre oli su tela. Anche il San Vincenzo Ferreri è un olio su tela eseguito dal Docimo nel 1849, mentre l’Immacolata è opera del pittore Aloisio del 1850. V’è ancora conservata una statua del Sacro Cuore in cartapesta ed un’acquasantiera in marmo scuro del 1890. Un’occhiata, seppur fugace, meritano ancora: la chiesa dell’Immacolata, la chiesa di Sant’Ippolito, la chiesa della Cona, la chiesa dello Spirito Santo in contrada Petrone, la chiesa di San Felice Martire in contrada Basso, il palazzo Aloe del 1504, il palazzo Caruso e il palazzo Marini , entrambi del 700.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

MAROZZO P.., Guida turistica di Dipignano, Mendicino, Santelli, 1987;

GALLO E. M., Gli ultimi calderai di Dipignano, Cosenza, Tip. Tocci, s.d.;

IDEM, Storia della Cassa Rurale di Dipignano, Cosenza, Fasano, 1983;

MAONE P., I calderai di Dipignano, Cosenza, Brenner, 1963;

MAROZZO P., Dipignano e Paterno, Storia, Artigianato, Turismo, a cura dell’Associazione Depinius, 1989;

SPAGNOLO M., Il culto di Maria SS. della catena in Laurignano, Cosenza, 1970.

 
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