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CLETO

Ignote ci sono le sue origini anche se la tradizione erudita del Barrio riporta alla leggendaria Cleta, nutrice di pentesilea, regina delle Amazzoni che, all’epoca in cui si combatteva la guerra di Troia, sarebbe approdata sulle coste tirreniche calabresi per fondare un paese al quale avrebbe poi imposto il suo nome. Altri ritengono, invece, che il mito di Cleta, genitrice di Kaulon, vada ricondotto alla storia di Kaulonia. Non è escluso anche che sia stata una delle prime famiglie feudali ad imporre il nome a questo paese. Nel 1270 appare quale signoria di Guglielmo de Forret; nel 1452 dei Sersale; nel 1462 dei Marano; dal 1465 al 1567 subentrano i Siscar, conti di Aiello; dal 1567 al 1577 passa ai Cavalcanti; dal 1577 al 1606 ai Cavallo di Amantea che vi rimangono fino al 1606. Successivamente vi compaiono i d’Aquino e, dal 1616 al 1806, i Giannuzzi Savelli. I ruderi dell’imponente castello medievale testimoniano l’importanza di questo edificio a pianta quadrangolare, eretto nel XIII sec. Dai baroni di Pietramala. Subì consistenti rifacimenti nel corso del ‘500. Oltre ai resti delle aggiunte posticce volute dalle famiglie d’Aquino e Giannuzzi Savelli, sono superstiti avanzati della cinta muraria, dei bastioni e delle torrette; inoltre, ruderi delle due torri cilindriche di epoca medievale. Nella frazione Savuto, nota nel 1524 come Castrum Sabatii, che sovraste di poco l’omonimo fiume, ben visibile anche dall’autostrada, tra gli svincoli di San Mango d’Aquino e Falerna avanzi di un castello feudale edificato sopra la roccia; in evidenza i resti delle mura perimetrali e del portale in pietra del sec. XVI; su un muro, iscrizione con dedica in lingua latina di Eliodora Sabbasia, del sec. XVI. Nel centro del borgo, resti di una chiesetta medievale, con torre campanaria, facciata e portale in pietra arenaria del posto.

Tornando al nome del paese, si dice che inizialmente si chiamasse Pietramele e che un vescovo di passaggio, ci si ruppe una gamba e volle che si mutasse in Pietramala. Ed ecco la descrizione del costume tradizionale: << sulla camicia un panno rosso, sicché pare fasciata. Poi gonna turchina di cotone, che si rimboccano dietro e non bassano mai. Non sinale. Corpetto che si allaccia sulla pettiglia; ritorto>>.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 
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