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CERZETO

È una delle colonie fondate dagli Albanesi in fuga dalla madrepatria sotto l’incalzare dei Turchi invasori; fu ospitata in uno dei vastissimi possedimenti di Pietrantonio Sanseverino onde intensificare in quei luoghi le pratiche dell’agricoltura. Tutto ciò in una località dove erano particolarmente numerose le querce, da cui il nome Cerzeto. Già fuggendo di San Marco, nel XVII secolo, appare infeudato ai Cavalcanti. La chiesa di San Giacomo Apostolo nota come di Pietro e Paolo, è di origine settecentesca. Più volte rimaneggiata, contiene belle opere lignee tra le quali, un tabernacolo intagliato del XVIII secolo, un pulpito e un confessionale della stessa epoca, pregevoli e delicati arredi e parametri sacri. Di rilievo, alcune statue processionali e cinque altari.

La chiesa della Madonna del Bunconsiglio sede dell’omonima confraternita, è di origine settecentesca con rifacimenti di epoca successiva; all’interno decorato con stucchi di stile barocco, alcune buone statue processionali.

Si credeva che in questo paese ci fossoro le magare. A loro veniva attribuita la causa di tutte le malattie croniche che affliggevano i giovani. L’antitodo era affidato ad un’altra magara la quale bruciava nella stanza dei capelli di una zitella, cospargeva l’ammalato con un unguento ottenuto dalla bollitura di lucertole, rospi, serpenti, ossa di morti ed erbe rare e sconosciute che ella cercava da sola nei boschi. Poi lo si faceva coricare su un letto pieno di stracci colorati,capelli, erbe e grasso.

Anche qui viene organizzata una festa simile a quella di San Nicola della vicina Sartano con la differenza che i pani votivi vengono infilati nelle braccia del santo.

Sull’altura della Serraventola, che sovrasta l’abitato, si dice che ogni tanto appaia il fantasma di una giovinetta che incanta i viandanti e li fa precipitare nei crepacci. Si racconta che un giovane pastore che suonava la zampogna vide la figura trasparente della donna avvicinarsi a lui e chiedergli di suonare una dolce armonia. Il malcapitato rimase di sasso e i compaesani lo trovarono pietrificato con i vermi in bocca. Fortunatamente dopo poco tempo si riprese, ma non era lo stesso di prima: appariva sempre melanconico e con la testa chissà dove.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

 
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