www.calabria.org.uk                             Calabria-Cosenza-Celico    

 

CELICO

Narra l’amico Gustavo Valente che qui ha avuto i natali: “L’abitato esisteva già al tempo delle invasioni arabe (IX sec.), quando vi cercarono rifugio i profughi di Cosenza (...) l’abate Gioacchino che vi nacque ai primi del sec. XII, ottenne dai sovrani che fosse considerato base militare della zona”. La chiesa di San Michele ha la facciata con due porte laterali archiacute in pietra (sec. XV) e altra porta sul fianco a mezzogiorno datata 1514 ma di sicura fattura antecedente. Il campanile, isolato, è del 1595; del 1653 è la campana maggiore fusa a Rogliano, del peso di 24 quintali.

L’interno, rifatto barocco, a tre navate rette da colonne, ha il soffitto ligneo con un gran dipinto raffigurante di San Michele Arcangelo, opera di Cristoforo Santanna del 1787. Lo stesso pittore dipinse i due quadri laterali dell’altare maggiore che raffigurano l’Adorazione dei Magi (destra) e la Natività (sinistra); ritoccati, il soffitto dell’ampio presbiterio e le cappelle che vi si affacciano.

Sull’altare maggiore, tavola dei primi del ‘600 raffigurante i Ss. Giovanni Battista e Giacomo. Le panche corali sono d’intagliatori della seconda metà del ‘700. La conca battesimale in pietra è del 1556; l’organo, opera d’artigiani provinciali, è del ‘700. Frammenti di altari e tombe quattro-cinquecentesche, già adoperati in rifacimenti della chiesa in seguito ai danni del terremoto, e riportati alla luce di un recente restauro, sono conservati in sagrestia. Vi è custodito anche un calice vitreo forse del terzo secolo. Sul primo altare della navata destra è posto un dipinto raffigurante San Martino con la classica scena in cui divide il mantello col viandante, di ignoto di fine ‘600 - inizi ‘700; segue l’effigie della Madonna del Carmine con i SS. Andrea e Francesco di Paola; più avanti dipinto della Madonna col Bambino e i SS. Lucia e Barbara, tutti di ignoti del sec. XVIII. Sul pilastro dell’arco trionfale, olio su tela raffigurante Sant’Antonio di Padova. Nell’aria presbiteriale destra, altare con tela sui cui è effigiato San Nicola da Tolentino di ignoto meridionale dell’800.

Nell’absidiola sinistra, Tentazione di Sant’Antonio. Bella inoltre, una statua lignea settecentesca di San Michele Arcangelo.

A questa chiesa appartiene una bella Madonna col Bambino con i SS. Giovanni Battista e Giacomo, di Teodoro il fiammingo.

Inoltre, statue di San Gaetano (‘700), Angelo custode (‘800), San Francesco di Paola (‘800), San Filippo Neri (‘800); crocifisso ligneo settecentesco su uno sfondo dipinto, forse, dal Santanna e tela di ignoto dell’800 raffigurante San Brunone.

A Minnito, si erge la parrocchiale dedicata a San Nicola eretta nei primi anni del sec. XVI. La data del 1518, incisa sull’arco di un portale tufaceo scolpito con putti ed allegorie agresti, potrebbe rappresentare proprio l’anno di costruzione. L’interno contiene un altare ligneo barocco del sec. XVII con, al centro, statua settecentesca del titolare; ai lati dei SS. Pietro e Paolo, di ignoti scultori del ‘600; al di sopra, dipinto di ignoto del ‘600 su cui è effigiato l’Eterno Padre.

In evidenza, fonte battesimale in pietra con un leone accovacciato che ricorda molto quello della chiesa di San Michele.

La chiesa dell’Assunta, edificata anteriormente al 1421 sul sito della casa ove nacque Gioacchino da Fiore, rappresenta la terza chiesa di Celico, rimasta miracolosamente illesa in seguito al funesto terremoto del 1638 che distrusse ogni cosa tutt’intorno. Dopo la costituzione della confraternita dell’Assunta che vi aveva sede, la chiesa divenne una cappella di questo sodalizio. Da costoro furono eseguiti nuovi lavori di adattamento tra i quali la costruzione di un coro ligneo e degli scanni per i confratelli, ai lati dell’ingresso. Sul soffitto sono posti i dipinti raffiguranti la Madonna in Gloria e l’Assunzione, entrambe del 1845. Degni di nota, un Cristo ligneo del ‘500 - ’600; un’acquasantiera a bassorilievi del XV sec., ed un’altra in sagrestia, (sec. XIII-XIV). Alcuni quadri che raffigurano rispettivamente: San Pietro da Verona, Sant’Antonio, i SS. Domenico e Giacinto e la Pentecoste e gli stalli del coro provengono dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie del distrutto convento dei Domenicani di cui restano solo dei ruderi. Di un certo interesse, busto ligneo di San Marcello del 1858, statua lignea dell’Assunta di ignoto dell’800, Gesù che guarisce una fanciulla, dipinto di anonimo del 1846.

In alcuni punti è ancora possibile vedere case con loggiati e balconi in ferro battuto del Sei-Settecento. Una raccolta di stampe calabresi dei secoli XVI-XIX è nella Villa Valente.

 

Anche qui, come in molti altri paesi, quando moriva qualcuno, si poneva il cadavere con i piedi verso la porta perché egli potesse andarsene senza ostacoli e perché la sua anima non restasse nella stanza. A tal fine, si lasciavano i piedi non legati. In questo paese, gli si metteva accanto anche un bicchiere d’acqua ed un tozzo di pane, perché si pensava che il defunto quando la sera veniva lasciato da solo, potesse cibarsene; anzi stavano bene attenti a chiudere la porta col timore che, se guardato, rifiutasse di mangiare. Se si aveva il sospetto che il cibo non era stato toccato, era necessario fare qualcosa di diverso perché poteva darsi che lo spirito del morto si aggirasse ancora per la casa.

Se poi qualcuno moriva lontano dal focolare domestico, il rituale avveniva ugualmente: componevano un fantoccio per ricordare il cadavere, lo poggiavano sul letto che apparteneva all’estinto e si comportavano come se il cadavere c’era davvero.

Gli abitanti di questo paese venivano additati come quelli delle cinque “C”: “Celichesi cuori crudeli crocifissero Cristo”.

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 
index home geografia storia arte e cultura turismo musei folklore gastronomia ambiente
industria artigianato commercio salute natura pubblicità servizi contatti links e-mail
         
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia

Cosenza Storia