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CAROLEI

Di probabile fondazione enotra, viene citato col nome di Ixia da Ecateo da Mileto. Sorge su una antica strada istmica che collegava Cosenza col Mar Tirreno, lo confermano i resti di un insediamento romano con ninfeo e di un caseggiato rurale dove, secondo la tradizione, morì Alarico, re dei Goti, sepolto poi col suo ricco tesoro, frutto del sacco di Roma, nell’alveo del fiume Busento deviato per loccasione.

Il più antico nucleo insediativo di Carolei era collocato sul colle che sovrasta Pielaterra. Ai piedi del colle è individuabile un’area dalla caratteristica forma ad anfiteatro identificabile con l’antica Agorà. Successivamente, anche da queste parti, si registrò la presenza del monachesimo basiliano, testimoniata da piccoli insediamenti connessi alla chiesetta delle grazie a Pielaterra, ed al monastero posto sul colle Quintieri che divenne poi convento dei Cappuccini. Com’è noto i Normanni, in ossequio alla chiesa di Roma, trasformarono molti centri basiliani in benedettini. Anche le invasioni saracene fecero conoscere da queste parti le loro efferatezze, si ricordi che ad Amantea incombeva minaccioso un emirato musulmano; il toponimo Millepagani testimonia la sconfitta del califfo Ibrahin nel 910.

Un terribile sisma, nel 1082, distrusse il centro abitato risparmiando solo le case più solide costruite sulla dura roccia. La ricostruzione avvenne in una località ritenuta più sicura e lo sviluppo si articolò parallelamente sia a Carolei che a Pielaterra. Nel Medioevo era noto col nome di Karalea. Fino al 1442 appartenne all’arcivescovo di Cosenza; passò poi agli Adorno (1445-1532) e, infine, agli Alargon Mendoza fino all’eversione della feudalità (1806).

Dalla parte bassa del paese, si prende una strada che conduce al parco dei Cappuccini luogo dove sorgeva un antico convento fondato su una struttura preesistente dell’anno 1.000 e soppresso nel 1809 dalle leggi napoleoniche. Nel parco si gode dell’ombra di piante secolari e rare. Al posto del convento, la famiglia Quintieri, nel 1900, edificò un edificio residenziale abitato fino al 1969 e poi trasformato in ristorante. Proseguendo, in località Stella, appena prima che la strada declini, a sinistra su un rilievo roccioso, sono visibili i resti di una necropoli preellenica le cui tombe sono scavate orizzontalmente nella roccia; poco distante è posta la chiesa della Madonna della Stella eretta a ricordo dello scontro che vi ebbe luogo tra Garibaldi e le truppe borboniche.

Ritornando al paese, nella piazza principale, è posta la chiesa di San Pietro del Carmine eretta nel 500 e rifatta nel 700. Presenta nella facciata elementi decorativi barocchi, rosoni in pietra cinquecenteschi e un bel portale in tufo. La torre campanaria seicentesca, culmina con un parapetto con balaustra e quattro angeli trombettieri posti agli angoli. Sul lato sinistro, un portale con stemma gentilizio degli Alargon Mendoza, testimonia la presenza dell’ex convento dei Carmelitani fondato nel 1530. L’interno, barocco, è trinavato, con volta a botte, finestre unghiate e abside semicircolare con semicupola. Belli gli affreschi che raffigurano rispettivamente: San Giacinto, S. Teresa d’Avila, S. Carmelitano, la Madonna del Carmine, il Sacrificio di Abramo, la Caduta degli angeli, San Paolo Apostolo, Samuele tutti di ignoti artisti di fine 700 - inizi 800. Notevoli anche i dipinti: Sant’Ippolito, la Madonna e santi, la Sacra Famiglia e santi, la SS. Trinità, la Trasfigurazione di Cristo, Gesù crocifisso e santi, l’Annunciazione di Maria Vergine, la Madonna e Santa Teresa. Segue una serie di dipinti ad olio su tela attribuiti a J. Cinceri: la Madonna del Rosario e San Domenico del 1766, l’Angelo custode, Giuditta. Vi si ammira inoltre: una statua della Madonna di Pompei del 1950, tre crocifissi, una statua della Madonna del Carmine, una di San Luigi Gonzaga del 1895 eseguita da L. Lupi, un’altra dedicata a San Giuseppe col Bambino di L. Santiffaller, e, infine, una di Santa Lucia, tutte in legno. Il fonte battesimale è in tufo e legno; i due confessionali sono del 700, così come del XVIII secolo è il coro in legno intagliato ed intarsiato. Un’artistica cornice secentesca in legno intagliato e traforato, racchiudeva l’icona della Madonna del Carmine, del 600, al cui posto oggi, è posta una copia.

La chiesa dell’Immacolata, settecentesca, ha un bel portale litico variamente decorato, sovrastato da un rosone con tre lobi che formano un fiore. All’interno sono posti i seguenti dipinti: la Presentazione di Gesù al tempio, la Visita della Madonna a Santa Elisabetta, la Madonna in gloria, l’Annunciazione, la Circoncisione, la Nascita della Madonna, Sant’Antonio da Padova, l’Immacolata, l’Ultima cena, di ignoti meridionali del 700-800; poi un affresco dedicato a San Francesco di Paola, una Natività e un San Michele Arcangelo entrambi eseguiti dal Grandinetti del 1913. Vi si ammirano tre statue: Cristo deposto e un Sant’Antonio da Padova del 1871, entrambe in legno, e una dell’Immacolata in cartapesta. Gli stalli del sec. XVIII sono in legno intagliato, l’armadio è stato costruito da F. Carolus nel 1731, la cancellata in ferro battuto è del 1880.

Il palazzo Quintieri è posto in località Serroni; sorto alla fine dell'800 con linee eleganti, è impreziosito da un ampio giardino; vi è anche custodita una ricca biblioteca. Appena più avanti, ci si trova innanzi alla chiesa di San Nicola di probabile origine secentesca. La facciata è incompleta, tuttavia il visitatore viene attirato dall’imponente portale in tufo abbellito da motivi ornamentali eseguiti dagli arcinoti scalpellini di Rogliano. L’interno ha una pianta a croce latina, l’abside con pianta rettangolare, la volta a botte e la cupola ottagonale. Belli gli affreschi: il Battesimo di Gesù, lo Sposalizio di Giuseppe e Maria, l’Annunciazione, l’Incoronazione di Maria; ed i dipinti: la Madonna Addolorata, Santa Filomena, l’Assunzione di Maria Vergine, San Michele Arcangelo, la Madonna del Rosario del sec. XVIII. Tre sono le statue in legno: San Francesco di Paola del 1968, l’Assunzione di Maria Vergine e la Madonna di Fatima. L’altare è in stucchi policromi; il battistero del 600-700 è in legno intagliato e scolpito.

A fianco, su un costone roccioso, forse si è individuata una acropoli. Vi resta una torre mutila nel tratto più elevato. Con buona probabilità era, assieme alla torre di Domanico e a quella di Mendicino, parte di un sistema di avvistamento e comunicazione tra questi centri; dal 1.400 è adibita a torre campanaria.

Tra gli edifici degni di uno sguardo, il palazzo Ragusa del 600, è in precarie condizioni e mantiene ancora lo stemma di famiglia; il palazzo Miceli del sec. XIX, ha annessa una filanda con funzionamento idraulico, l’ultima a testimoniare l’attività che fino alla metà dell'800 vedeva Carolei all’avanguardia per la qualità e la quantità del prodotto setiero.

Si dice che le acque del torrente Alimena siano particolarmente rumorose perché trasportano verso il mare i lamenti di anime del purgatorio che per espiare più velocemente le colpe commesse in vita piangono in continuazione. E' specialmente nelle notti più calme che questi suoni soprannaturali echeggiano maggiormente come un monito per i vivi.

A Carolei si dice: "Aru malu vicinu fòlaci luovu supru u cucchiaru".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

DE ROSE G., Da Ixia a Carolei, Cosenza, Satem, 1984.

 
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